ALTRO CHE ALTAROMA… ECCO GLI “SPRECHI” DELLA REGIONE LAZIO: 15 MILIONI IN PIU’ PER PORTABORSE E RIMBORSI

di Carlo Picozza
MA SONO consiglieri regionali? Viene da chiederselo a buttare l’occhio sulle dichiarazioni dei redditi dei 71 eletti agli scranni della Pisana. Solo una trentina di loro sembra possedere la macchina. Qualcuno ha decine di appartamenti intestati ma non ha una vettura con la quale spostarsi. Vanno a piedi? Con l’auto blu? Ma com’è possibile se tutti incassano i rimborsi per i chilometri macinati scorrazzando in lungo e in largo per la bella regione? Per gli spostamenti, oltre a non dover essere autorizzati, non servono mica le ricevute o uno straccio di documentazione “a riprova”.
Una quarantina di consiglieri regionali, con mano decisa, ha tirato una barra sulla casella “auto” del “730″. Ha dichiarato, insomma, di non possedere la macchina. Come faranno allora a percepire 35 centesimi per ogni chilometro con rotta quotidiana (per 18 giorni al mese) sulla sede della Pisana e ritorno? È presto detto: per essere rimborsati non servono pezze d’appoggio che certifichino gli spostamenti. Basta abitare al di là dei 15 chilometri dalla sede di lavoro. La ricevuta del pedaggio autostradale, quella per un caffè o per la benzina? Roba da malfidati. In Consiglio regionale ci si accontenta di una semplice autodichiarazione. Così c’è chi, una volta eletto, comunica alla presidenza del Consiglio il cambiamento di domicilio finendo magari a 200 chilometri dalla Pisana. Così si percepisce un rimborso di centinaia di euro che, esentasse, si aggiungono ai già lauti stipendi ed emolumenti. Se ne vanno, in barba alla crisi e a chi non arriva alla terza settimana del mese, centinaia di migliaia di euro ogni anno per spese spesso gonfiate o mai fatte.
La valanga degli sprechi investe la Regione ma nessuno o quasi di quanti stanno lì sembra accorgersene. Così è stato per le commissioni consiliari salite da 16 a 20, con due soli voti contrari, nello scorso febbraio. La Lombardia ne ha otto, pur contando dieci milioni di abitanti, più del doppio del Lazio che ha il debito e il deficit sanitari più alti d’Italia, 10 miliardi il primo e abbondantemente sopra il miliardo annuo, il secondo. Nelle altre Regioni di commissioni se ne contano metà, dieci, undici commissioni. Il Lazio ne “vanta”, invece, più di Camera e Senato che ne hanno 15. Perché le commissioni costano: 7 milioni all’anno. Allo stipendio da consigliere (oltre 10mila euro netti al mese), il presidente “commissario” ne cumula altri mille; 700 i vice. C’è di più: segretari e portaborse (che possono essere ingaggiati fino a un numero di cinque), auto e autisti al seguito, benefits, arredi e impianti per le nuove “sedi”. E poi ci sono le commissioni speciali (di studio) che di speciale hanno solo l’esuberanza imbarazzante degli sprechi.
Ci siamo battuti per sette ore in aula nell’indifferenza generale“, ricordano i due consiglieri Radicali, Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita. Già, perché la legge istitutiva delle quattro commissioni fu approvata con un blitz; un emendamento a una proposta di legge arenata e utilizzata come “cavallo di Troia” e via ai voti: 45 contro 2. Così la Pisana, con 71 consiglieri, vanta il primato delle cariche che assommano a 81. E tutte danno diritto alle relative indennità. Ecco allora  -  con 20 presidenti di commissione, 38 vice, 3 consiglieri-segretari di presidenza, 17 capigruppo  -  accontentati ad abundantiam i consiglieri di ogni ordine, grado e schieramento.

* articolo tratto dal quotidiano La Repubblica edizione di Roma

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