Garigliano, pronta l’ex centrale

Stefano Erbaggio (Terra Napoli)
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NUCLEARE. Lavori quasi terminati nella struttura chiusa dal 1982. Si teme possa diventare un deposito definitivo di scorie radioattive.
Avvistato un viavai continuo di camion nei pressi dell’ex centrale elettronucleare del Garigliano. Non si vedevano da qualche mese, da quando veniva trasportato il cemento armato per la costruzione del deposito provvisorio di scorie. Oramai la struttura è in via di completamento e, tra pochi mesi, la Campania accoglierà rifiuti radioattivi o residuati delle centrali nucleari dismesse, solo quella del Garigliano ne conserva 4000 metricubi. «Sarà un sito D1, servirà a stoccare 1100 metri cubi di rifiuti radioattivi di seconda attività. La scelta spetta al Governo, ma la Sogin deve individuarli», spiega Giulia Casella, presidente del circolo di Legambiente Sessa Aurunca.

La storia di questa centrale finisce prima delle altre, la sua chiusura è precedente il referendum abrogativo del 1987 per un motivo più che valido: il terremoto. Fu chiusa per un guasto nel 1978, due anni dopo la zona fu dichiarata a rischio a causa del sisma dell’Irpinia e chiusa definitivamente solo nel 1982, cinque anni prima del referendum. Con la volontà del Governo di sovrastare quella popolare e di riprendere la produzione di energia elettrica dalla fissione dell’uranio, quello del Garigliano è stato considerato come un sito per una nuova centrale o un deposito. Per “fortuna” si è optato per un deposito temporaneo, anche se qualcuno sussurra che potrebbe essere nazionale.

«Non credo che il Garigliano possa essere un deposito nazionale, occorre un’area più grande. Basta pensare che le scorie residue della centrale siano pari a 4000 metri cubi - continua Giulia Casella - è importante segnalare che sono in corso i lavori per la rimozione dei rifiuti a bassa radioattività dalle trincee». I fusti in plastica seppelliti nelle terre attorno all’ex centrale sono pieni di tutto ciò che all’epoca della sua chiusura fosse radioattivo. Anni fa la scelta fu scellerata, ma forse non se ne conoscevano le conseguenze. Fatto sta che oggi la Provincia di Latina conta la percentuale più alta di tumori nel Lazio, che si alza (quasi il 50%) nella zona del Garigliano, cioè le Province di Latina e Caserta.

L’impianto, e questo è eclatante, è addirittura “abusivo”: costruito su un terreno agricolo del Comune di Sessa Aurunca, burocraticamente non esiste, ed è il principale motivo per cui i lavori di dismissione non potevano procedere. La Regione Campania, negli ultimi mesi dell’amministrazione Bassolino, si oppose alla costruzione di centrali o depositi sul proprio territorio, pretesa che fu dichiarata illegittima dalla magistratura. Lo scorso 2 febbraio però, la consulta ha confermato la necessità del parere delle Regioni, obbligatorio ma non vincolante, per lo sfruttamento dell’energia nucleare sul proprio territorio. Nel frattempo il Comitato Campano per il No al Nucleare presenterà una legge regionale d’iniziativa popolare per favorire il solare, iniziativa associata al nuovo Referendum per ristabilire la volontà popolare su quella del nostro premier.

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