Rifiuti: Zagaria, una latitanza sotto il segno degli incontri "istituzionali"

Zagaria, una latitanza sotto il segno dei rifiuti

INCHIESTA. Le prime rivelazioni del Mattino. E le conferme raccolte da Terra. Sarebbero stati almeno due gli incontri tra il capo dei Casalesi e uomini delle istituzioni. Ma il riserbo è massimo. Di Giorgio Mottola


 Sull’emergenza rifiuti cala l’ombra di una possibile trattativa tra rappresentati dello Stato e criminalità organizzata. Tra il 2006 e il 2008, esponenti dei servizi segreti e delle istituzioni avrebbero incontrato in più occasioni il capo dei capi del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, latitante dal 1994. E avrebbero contrattato con il boss una sorta di via libera all’azione del commissariato per l’emergenza rifiuti nelle province di Napoli e Caserta, in cambio di appalti, ristori e garanzie di varia natura, libertà compresa. La Dda di Napoli avrebbe aperto sulla vicenda un fascicolo, secondo quanto riportato da Rosaria Capacchione, che quattro giorni fa sul Mattino ha dato per prima (e finora da sola) la notizia dell’inchiesta. Il coordinatore dell’antimafia napoletana, Federico Cafiero De Raho,  non conferma ma neppure smentisce. Fonti ufficiose interne alla Dda ammettono però che un’indagine è realmente partita, ma fino a questo momento è coperta dalla massima segretezza.
L’incontro cui fa riferimento la giornalista del Mattino risalirebbe alla fine del 2006, quando la crisi del ciclo dei rifiuti in Campania comincia ad aggravarsi tanto da sembrare irreversibile. Probabilmente non è stato l’unico. Agli inquirenti, con cui Terra ha parlato, risulta infatti almeno un altro faccia a faccia tra Michele Zagaria, uomini dei servizi e delle istituzioni, avvenuto qualche mese dopo, nel 2007, in un Comune della provincia di Napoli. Stando alla ricostruzione di Rosaria Capacchione, il boss dei Casalesi avrebbe dato ai rappresentanti dello Stato il suo benestare alla costruzione del termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa in un’area dove sono presenti numerose aziende zootecniche legate ai clan. Come contropartita, la camorra avrebbe avuto libero accesso agli appalti, avrebbe partecipato alla spartizione della ricca torta dei ristori e soprattutto la latitanza di Zagaria sarebbe stata coperta direttamente da settori “para-istituzionali”.

Nessuno ne parla, ma, al di là di quali saranno gli esiti delle indagini sulla trattativa, il ruolo che i servizi segreti hanno avuto nell’emergenza rifiuti campana è stato tutt’altro che secondario. «Tutti i livelli istituzionali ne erano perfettamente consapevoli. Uomini dei servizi segreti entravano e uscivano dal Commissariato per l’emergenza rifiuti a Napoli come se fossero stati a casa loro. Ogni volta che parlavo con Bertolaso, lui dava sempre per scontata questa cosa», spiega Tommaso Sodano, che all’epoca dei fatti era presidente della Commissione Ambiente al Senato. Non ne fa mistero nemmeno Giulio Facchi, subcommissario tra il 2000 e il 2004 e rinviato a giudizio insieme a Bassolino per vicende relative all’emergenza rifiuti. Il ruolo che ricopriva lo ha portato in quegli anni ad avere rapporti motlo frequenti con i servizi segreti.

«Ricordo che una volta mi portarono a in un villa a Gaeta, che era una loro centrale operativa, e lì per undici ore mi fecero domande sulla situazione in Campania e soprattutto su Impregilo e sulla Fibe (la società che ha costruito il temrovalorizzatore di Acerra, ndr), che io avversavo apertamente», racconta Giulio Facchi. Si tratta di una presenza che a partire dal 2004 diviene sempre più forte sul territorio. In questo periodo c’è anche un avvicendamento al vertice dei servizi segreti regionali: il reponsabile dell’Agenzia in Liguria ai tempi del G8, uomo fedelissimo di Gianni De Gennaro, viene spedito a guidare i servizi in Campania. Nel 2008, il clima però comincia a farsi più pesante. Walter Ganapini, assessore regionale all’Ambiente, denuncia un’eccesiva ingerenza dei servizi.

In un audio finito sul sito di Wikileaks, l’ex assessore all’Ambiente denuncia di aver subito forti pressioni contro l’apertura di Parco Saurino. Si tratta di una discarica da quasi 800 mila tonnellate, situata in Provincia di Caserta, che avrebbe risolto l’emergenza per qualche mese. Con una pesante controindicazione però: si rischiava in questo modo di rallentare la corsa verso la costruzione dei termovalorizzatori, che i Casalesi consideravano un loro business (almeno per quanto riguarda quello di Santa Maria La Fossa, bloccato dalla Dda per infiltrazioni camorristiche). Dopo le pressioni e le «intimadazioni,» che Ganapini ancora oggi conferma, Parco Saurino è definitivamente scomparso dal novero delle possibili soluzioni.

Se la presenza dei servizi segreti può essere per alcuni una scoperta, non lo è affatto il ruolo assunto dalla camorra nell’emergenza rifiuti e soprattutto la sua capacità di condizionare le scelte della politica L’inchiesta sulla Eco4, la società dei fratelli Orsi ma controllata, secondo gli inquirenti, dall’ala bidognettiana dei Casalesi, ne è una delle tante dimostrazioni. Quella società, a testimonianza di «un patto scellerato tra politica e camorra, garanti a vicenda della loro sopravvivenza, che si autoalimentava con il business dei rifiuti», hanno scritto i magistrati. L’inchiesta sulla trattativa, qualora fosse dimostrata, potrebbe forse fornire una spiegazione anche al lungo elenco di aziende, che hanno lavorato grazie ad affidamenti diretti del Commissariato per l’emergenza rifiuti, ma che sono state colpite da interdittive antimafia nel giro di pochi mesi. I casi più eclatanti sono stati quelli della Veca Sud di Caturano e Ventrone, che trasportava il percolato delle discariche, ma aveva rapporti con i clan; la Simont, che un paio di commissari hanno additato come azienda modello, consentendogli di lavorare tantissimo, ma che vedeva il titolare socio di un parente del boss Michele Zazza; la Fontana Costruzioni, che secondo una prima interdittiva (annullata però lo scorso febbraio dal Tar) faceva riferimento al boss Zagaria.

In questa vicenda contano moltissimo le date. Nella gestione dell’emergenza rifiuti qualcosa è sicuramente cambiato a partire dal 2004, quando Antonio Bassolino rassegnò le dimissioni da commissario. «In una cena risalente alla fine del 2003, in cui erano presenti anche Paolucci e Vanoli (rispettivamente subcommissario e vicecommissario, ndr), Bassolino ci disse che non poteva andare avanti altrimenti ci saremmo messi nei pasticci. Era necessario che arrivasse un prefetto o un militare», ricorda Giulio Facchi. E infatti di lì a poco fu nominato commissario l’ex prefetto Corrado Catenacci, che, su indicazione del Consiglio dei ministri, riempì la struttura di uomini appartenenti alle forze dell’ordine e all’esercito Tra questi anche «un collaboratore dei servizi che aveva rapporti con il consorzio di Caserta», come sostiene sempre l’ex subcommisario.

(07/01/2011) fonte: http://www.terranews.it/news/2011/01/zagaria-una-latitanza-sotto-il-segno-dei-rifiuti


L'audio di Ganapini

Su l'Espresso si possono ascoltare spezzoni rilevanti, in un articolo dell'anno scorso: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/dai-rifiuti-spunta-lo-007/2106381

Qui invece si può scaricare l'audio integrale. Ganapini lo si ascolta a circa un'ora dall'inizio della registrazione fino alla fine: http://bit.ly/dMncfj

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