nome in codice "Volpe 132"



La sera del 2 marzo 1994 un elicottero A-109 della Finanza, nome in codice "Volpe 132", svanisce nel nulla, durante una missione sulle coste sud orientali della Sardegna. A bordo ci sono il maresciallo Gianfranco Deriu, di Cuglieri e il brigadiere Fabrizio Sedda, di Ottana. Le ricerche non danno esito. Nel mare di Capo Ferrato vengono infatti rinvenuti solo alcuni frammenti del velivolo e un casco da pilota.
L'inchiesta militare. Due mesi e mezzo dopo l'”incidente”, esattamente il 16 maggio 1994, la commissione tecnico-formale archivia il caso. E la conclusione in sintesi è: non esistono riscontri obiettivi per ipotizzare cosa sia accaduto, ma si presume che si sia verificato un incidente.
Il segreto di Stato. Il 9 giugno 1994 il sostituto procuratore della Repubblica Guido Pani, che ha in mano l'inchiesta penale sulla scomparsa dell'elicottero, chiede allo stato maggiore dell'Aeronautica militare una copia della relazione stilata dalla commissione tecnico-formale. Tredici giorni dopo, riceve una nota firmata dal gen. Luciano Battisti, con la quale viene informato che il documento è classificato riservato e perciò non può essere trasmesso. Come se non bastasse, l'indomani Pani riceve una lettera dall'ufficio centrale per la sicurezza della presidenza del Consiglio, nella quale si ribadisce che la relazione è coperta dal segreto di Stato. Ma la procedura seguita è irrituale perché non tiene conto della legge 801 del '77. Il magistrato cagliaritano, così, ricorre all'articolo 256 del codice di procedura penale e finalmente ottiene la relazione.
L'offensiva delle famiglie. La versione ufficiale non convince i parenti di Deriu e Sedda. In due anni hanno infatti verificato incongruenze, elementi di dubbio, trovato testimoni sottovalutati e perfino strani e incomprensibili "buchi neri" nella relazione tecnico formale. Affidano così a un esperto di fiducia uno studio tecnico sul caso. E la relazione dell'esperto, che tra l'altro aveva partecipato ai lavori di recupero del
Dc9 di Ustica, diventa il supporto di un'offensiva giudiziaria che induce la procura di Cagliari a riaprire l'inchiesta.
La Colombina. Secondo la relazione della commissione militare, la sera del 2 marzo 1994 era prevista un'operazione combinata. Cioè, insieme a Volpe 132, doveva operare anche la motovedetta Colombina. Ma il comandante dell'imbarcazione, dichiara che le due operazioni erano distinte. Non può però negare di avere visto l'elicottero quella sera e di avere comunicato con i due piloti. Una nave di linea della Tirrenia avvisterà la Colombina non lontano dal luogo della tragedia.
Il collaboratore di giustizia. Quando si riapre il caso di Volpe 132, che sembrava destinato malinconicamente a un'archiviazione annunciata, compare sulla scena un ex collaboratore di giustizia. Si chiama Gianni Zirottu. Racconta di aver fatto parte di una banda di trafficanti d'armi che portava un carico dalla Corsica. I suoi complici, disturbati dall'elicottero pilotato da Deriu e Sedda, avrebbero lanciato un missile terra-aria che avrebbe abbattuto Volpe 132. Un racconto inquietante che però non spiega troppe cose. L'ex collaboratore di giustizia si rifiuta di parlare con i magistrati.
Interrogazioni senza risposta. Il diessino Angelo Altea e il forzista Piergiorgio Massidda credono alle ragioni dei familiari di Deriu e di Sedda. Altea arriva a coniare un'espressione molto forte per definire il caso: «E' una piccola Ustica sarda». Le interrogazioni parlamentari di Altea e Massidda restano senza risposta.
I testimoni. Nel 1996 i familiari di Deriu e di Sedda scoprono uno dei testimoni della tragica sera del 2 marzo 1994. E' Giovanni Utzeri, un giardiniere di Feraxi che parlò subito con i carabinieri e la finanza, dicendo di aver sentito, la sera del 2 marzo 1994, l'elicottero sorvolare la rada di Feraxi, proprio sopra una misteriosa nave mercantile, alla fonda da tre giorni. Poi, il terribile boato e la nave che si allontanava nella notte
a luci spente. La sua testimonianza era stata compressa in un verbale di appena 18 striminzite righe e non era stata presa nella minima considerazione dalla commissione tecnico-formale. Spuntano poi altri due testimoni: l'assessore comunale di San Vito Antonio Cuccu e il pensionato di Villacidro Gigi Marini. I loro racconti confermano quanto detto da Utzeri.
Nei mesi scorsi, altri due testi. Uno riferisce dell'esplosione, l'altro dice di aver letto il nome della nave misteriosa: Lucina. Si tratta del mercantile che, quattro mesi dopo la scomparsa di Volpe 132, si trasformò nel teatro di un'orrenda mattanza nel porto algerino di Djendjen: i sette uomini dell'equipaggio vennero tutti sgozzati e un processo-farsa ha attribuito le responsabilità agli integralisti islamici del Gia.
Le nuove ricerche. C'è un antico detto: «Il mare, alla fine, restituisce tutto». E infatti sulla spiaggia di Feraxi e sugli scogli di Capo Ferrato vengono trovati pezzi di metallo che rappresentano la prova inconfutabile della tragedia consumatasi la sera del 2 marzo 1994. La procura di Cagliari chiede alla Marina di mettere in campo i suoi mezzi e le sue tecnologie per trovare quel che resta dell'elicottero. I sonar dei cacciamine della classe Lerici frugano per alcuni mesi nei fondali di Capo Ferrato. Non trovano nulla.
L'elicottero gemello. Pochi giorni dopo la scomparsa di Volpe 132, sparisce dalla zona industriale di Oristano un elicottero. E' un A-109 identico a quello di Deriu e di Sedda. Viene ritrovato dalla polizia poco più di un mese dopo a Quartu. Sembra un'insolita disputa commerciale tra due società: la Siam Leasing e la Wind Air. Quest'ultima avrebbe infatti sottratto il velivolo al sequestro chiesto dalla prima società, che aveva ceduto l'elicottero in leasing. Il processo, per appropriazione indebita, si chiude a Oristano senza neppure aprirsi per l'inerzia della Siam Leasing.
Molti i sospetti sulla Wind Air che ha tutte le caratteristiche di una società di copertura dei servizi segreti.

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