IL CASO. A Guidonia in provincia di Roma dovrebbero arrivare, nel mezzo di un parco archeologico, 190mila tonnellate di rifiuti. Ma il sindaco accusa: la Regione Lazio ha sbagliato i conti. E annuncia ricorso al Tar.
C’è chi vede la possibilità che possa finire nei forni del cementificio Buzzi-Unicem, a poca distanza dalla discarica, sempre nel comune di Guidonia. Una proposta in questo senso è statagià bocciata nella conferenza dei servizi del gennaio scorso dall’attuale sindaco, Eligio Rubeis. E lo stesso primo cittadino ha individuato nell’impianto che dovrebbe sorgere ad Albano quello che accoglierà il Cdr. Di sicuro con poca gioia degli abitanti dei castelli romani che proprio per questo motivo sono sul piede di guerra. Ma detto ciò, chi potrebbe impedire alla Buzzi-Unicem di riproporre la conversione dei propri forni? Scenari a parte, è concreto il rischio per la città di Guidonia di vedere arrivare parte dei rifiuti da trattare anche da Roma. Questo a causa del possibile ampliamento all’Ato (ambito territoriale) che prevederebbe l’inclusione nelle zone di competenza della discarica Inviolata di qualche quartiere romano. Solo chiacchiere?
Certo è che a queste voci la giunta comunale avrebbe potuto metter fine dicendo no al secondo invaso dell’Inviolata e al nuovo impianto per Cdr. Invece ha acconsentito alla costruzione delle strutture che dovevano però arrivare a contenere un massimo di 90/100 mila tonnellate. In realtà poi, aggiungendo la produzione di “umido”, sarebbero arrivate a contenerne ben 140 mila. E non è tutto. La delibera della Regione Lazio del 2 agosto 2010, di tonnellate ne prevede almeno 190 mila. Tutti rifiuti che andranno nella discarica di proprietà del Consorzio Laziale Rifiuti (Co.La.Ri), il cui presidente è il “re della mondezza”, Manlio Cerroni, già proprietario della discarica di Malagrotta. E che naturalmente ha già le mani anche sull’impianto di Tmb, Il sindaco Rubeis si è affrettato a smentire la previsione attribuendo il raddoppio dell’invaso, sulla carta, a un errore degli uffici regionali.
E per questo l’amministrazione ricorrerà al Tar chiedendo la correzione dell’errore. Ma forse lo sbaglio più grande non è stato tanto degli uffici regionali. Il sindaco e la sua amministrazione avrebbero dovuto dire no a un impianto che per i prossimi trenta anni porterà dai 47 comuni limitrofi, nel caso di una previsione ottimista, altri 3 milioni circa di tonnellate di rifiuti. E pensare che proprio l’attuale sindaco in campagna elettorale promise la chiusura della discarica. Alla faccia della coerenza nella politica e nella scelte che riguardano l’ambiente e la salute dei cittadini.
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