Caro Maroni hai la mafia in casa

Da sempre la malavita organizzata si infiltra nelle schiere di chi ha il potere politico. E il Carroccio al nord ne ha moltissimo

Gianfranco Fini e Pier Luigi Bersani sono comparsi in televisione invitati da Fabio Fazio per spiegare agli italiani che cosa sono oggi la destra e la sinistra. Nessuno dei due ha risposto in maniera convincente, a prova che la politica oggi è una partita di tessere e di interessi più che di idee. Fini ha parlato di una destra immaginaria, disinteressata e patriottica, tacendo su quella reale che vota Berlusconi per cui il denaro è tutto, e Bersani di una sinistra che si dedica alla cura delle ingiustizie sociali e non di quella reale che si occupa principalmente dei posti e delle clientele.L'unico tema nuovo lo ha affrontato Saviano parlando dell'affinità tra la 'ndrangheta calabrese che opera a Milano e dintorni e la Lega che ha creato in questi anni le sue reti affaristiche e clientelari, con la differenza che per ora non uccide chi le dà noia. Differenza decisiva fra concezione barbara o civile della società, ma non tale da impedire una certa affinità di metodi. La Lega non uccide, non coltiva riti segreti, salvo l'innocuo folklore celtico, e per il momento non va al di là del suo "celodurismo", delle sue rodomontate.

Ma ha ragione Saviano quando parla di affinità: la Lega ha un'organizzazione leninista e dove arriva politicamente distribuisce posti buoni ai suoi, come Cesare ai legionari, ed è più comprensibile per i mafiosi che non l'avvocato Ambrosoli, dai mafiosi ucciso. È un movimento politico democratico, ma non rinuncia al distintivo come i partiti di regime, il fazzoletto e la cravatta verdi orgogliosamente esibiti quasi a segnalare una superiorità della specie. Non sono democratici quelli che in tutti i partiti fanno le prediche democratiche ma che rifiutano la libera scelta degli elettori e si dimettono se non vince il loro candidato, non sono democratici i leghisti e il loro ministro Maroni che si scaglia contro Saviano per aver detto una semplice verità: le mafie cercano di infiltrarsi nelle schiere di chi ha il potere politico, e che la Lega ce l'abbia nel nord Italia sembra indubitabile.I segni di questa perdurante riluttanza alla democrazia dei protagonisti della politica italiana sono sotto gli occhi di tutti. I giovani evitano le elezioni e la lotta politica, pensano, e lo dicono, che "tanto non cambia mai niente". I radicali, che in passato erano il sale della politica, i sostenitori della sua funzione critica, producono personaggi come Capezzone, portavoce di Berlusconi, la destra berlusconiana si riempie la bocca della parola libertà secondo la concezione pubblicitaria che la ripetizione massiccia e martellante di un messaggio come di un annuncio pubblicitario risulta vincente.

Gli ascolti record di "Vieni via con me" sono la prova che c'è una sete di verità, di ricerca della verità, una nausea del linguaggio stereotipo. Anche nei partiti di sinistra continua a prevalere un certo autoritarismo, i partiti democratici chiedono la riforma della legge elettorale, promettono agli elettori di restituirgli il diritto di scegliere i loro rappresentanti, ma in pratica le direzioni continuano a riservarsi il diritto di imporli. Per secoli da noi le virtù riconosciute dai politici sono state la furbizia e il tornaconto. Romano Prodi, a me che gli chiedevo se avrebbe vinto le elezioni diceva: "Lo spero, ma quello (Berlusconi) ha molti soldi, troppi soldi". E in questi giorni assistiamo al mercato delle vacche, con i deputati che passano per soldi da un partito all'altro. Che pena!

di Giorgio Bocca

Fonti: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/caro-maroni-hai-la-mafia-in-casa/2139596

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