Wifi, basta alibi


Potrebbe cadere il principale alibi a cui ricorrono le amministrazioni locali italiane per giustificare la scarsa diffusione di punti di accesso wifi. I deputati Paolo Gentiloni (Pd), Linda Lanzillotta (Api) e Luca Barbareschi (Fli) hanno infatti presentato una proposta di legge per abrogare l’articolo 7 del cosiddetto decreto Pisanu (dal nome dell'allora ministro dell'Interno) che contiene severe norme antiterrorismo. Da quando è stato approvato, nel 2005, i fornitori di servizi internet senza fili devono rispettare delle regole molto rigide, assenti negli altri Paesi europei: devono denunciare gli hotspot (i punti di connessione) alla Questura, registrare il traffico dell'utente e identificarlo in modo certo. Tutti gli utenti, poi, devono registrarsi fornendo ai gestori della rete il proprio numero di cellulare dove ricevono una password da utilizzare per la connessione. Un percorsi a ostacoli, soprattutto per gli stranieri, obbligati ad acquistare una scheda telefonica per usufruire della connessione senza fili. In Italia 15.865 “punti caldi”
In base ai dati forniti da Hot spot wi-fi Italia, nel nostro paese esistono attualmente 15.865 “punti caldi” distribuiti tra le città d’arte e le mete turistiche, anche quelle montane dove si sente di più il digital divide. Per esempio, la società Trentino Network ha realizzato un progetto di copertura montana. Si trovano hot-spot nei rifugi e nelle piazze principali di quasi tutti i Comuni. In Piemonte, sono trenta le strutture connesse ad alta quota. Grazie al progetto Wi-Pie della Regione in collaborazione con il Cai, molti rifugi sono collegati via satellite e offrono la connessione gratuita ai propri clienti. La Valle d'Aosta infine è partita con il comune di Chamois, perla della Valtournanche, a fianco del Cervino, con una rete territoriale sperimentale per servizi Internet in banda larga.
Internet in spiaggia e nelle città d’arte. Ma non a Milano
Anche gli amanti della spiaggia possono collegarsi alle reti attive negli stabilimenti balneari. In prima fila, su questo fronte, sono il Veneto e la Liguria ma punti d'accesso sono presenti in Friuli Venezia Giulia, Marche, calabria e Sicilia. La Provincia di Roma ha installato tre nuovi hot-spot a Ostia ed entro due anni la connessione si estenderà a tutto il litorale capitolino. La riviera romagnola è coperta quasi interamente, mentre a Cagliari vi sono 28 antenne. Il costo dell’operazione è stato di 560 mila euro, di cui 138 mila stanziati dal ministero per l’Innovazione tecnologica. Collegamenti disponibili anche nelle città d’arte. Con il progetto “Roma wireless” è stata realizzata la copertura delle ville storiche della capitale, mentre un’altra iniziativa, “Viaggio in Roma”, offre la connessione in tutta l’area del centro storico. A Firenze la connessione senza fili funziona in dieci piazze e in due parchi, completamente gratuita. Stesso discorso per Venezia: connessione gratuita ai cittadini in tutto il centro, nei parchi pubblici e nel centro di Mestre. Il Comune ha investito circa un milione di euro per il servizio, installando 200 antenne per 112 hotspot. In coda, invece, Milano, che solo a inizio ottobre e in un solo quartiere ha iniziato a offrire questo tipo di servizio (leggi l'articolo).
Progetti low-cost a Genova, Firenze, Pescara e Torino
Genova è già diventata “Città digitale” dopo aver attivato una serie di hotspot in collaborazione con Telecom Italia e la società Porto Antico. Una rete che comprende le principali zone turistiche: l’Acquario, i Magazzini del Cotone, il Porto Antico e i piazzali Mandraccio e Delle Feste. L’investimento complessivo è stato di circa 150 mila euro. Il servizio, a differenza delle altre grandi città, non è gratuito. Spendendo 3 euro è possibile navigare per una settimana, mentre al costo di 12 euro si può sfruttare la rete wireless per un anno. Il capoluogo ligure non è l’unico dove l’amministrazione locale collabora con i privati. A Pescara il wireless del comune è disponibile in due piazze con 20 mila euro di spesa grazie al sostegno di Fastweb. A Firenze «siamo riusciti a contenere l'investimento, spendendo solo 80 mila euro, riutilizzando infrastrutture già presenti, realizzate in passato per portare la banda larga nelle case non raggiunte dall'Adsl», ha spiegato a Lettera43 Jorge Assfalg, responsabile dei servizi informativi della Provincia di Firenze. La città di Torino, infine, in collaborazione con una società privata, ha reso disponibile la connessione in alcuni punti della città.
Roma prima della classe
Il primato della diffusione va alla provincia di Roma. Il progetto Provincia Wifi, partito a dicembre 2009, è costato finora 350 mila euro. Si tratta della rete più estesa in Italia, con 200 punti di accesso nella capitale e nei comuni limitrofi e circa 11 mila utenti. ma l’obiettivo è arrivare a 500 hotspot entro la fine del 2010. Per superare i limiti imposti dal decreto Pisanu, l'amministrazione provinciale si è fatta carico di tutte le incombenze amministrative. Virtuosa anche Bologna, la prima in Italia a fornire il servizio nel 2006 grazie al progetto Iperbole Wireless. L’iniziativa è a costo zero per il comune grazie alla sponsorizzazione di due imprese locali che hanno fornito la connettività e le antenne. L’amministrazione invece ha messo a disposizione i propri palazzi dove collocare le antenne e l’alimentazione elettrica. Sul sito www.iperbole.bologna.it/wireless/ si trova la mappa degli hotspot attivi, le indicazioni su come connettersi, le regole e i contatti.
Al Sud la maglia nera
Le grandi città meridionali sono quelle più indietro. A Napoli il comune non fornisce il servizio e sono solo 11 i punti caldi, sette dei quali si trovano in alberghi e gli altri quattro nelle stazioni ferroviarie e in aeroporto. Stessa situazione anche a Palermo, dove gli utenti possono connettersi wireless solo da sette alberghi.
Domenica, 10 Ottobre 2010


FONTE:http://www.lettera43.it/articolo/721/wifi-basta-alibi.htm

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