Futuro non rinnovabile: avanti con petrolio e carbone

 
Carbone, petrolio e gas naturale: saranno ancora le vecchie fonti il vero motore energetico dei prossimi decenni, per sostenere il tumultuoso sviluppo di paesi come Cina e India. Lo conferma autorevolmente il leader dei petrolieri sauditi, Khalid Al-Falih, dalla tribuna di Montreal attorno alla quale ogni tre anni si radunano i 5000 rappresentanti di governi e multinazionali energetiche. Insieme al nucleare, le nuove “fonti supplementari” (solare, eolico) non raggiungeranno neppure il 20% del fabbisogno globale: i quattro quinti del consumo energetico del mondo continueranno a dipendere dalle fonti fossili.
Brutte notizie, quindi, dal Consiglio Mondiale per l’Energia: se per la prima volta si dà importanza anche alle energie rinnovabili, osserva Virginia Greco carbonesul newsmagazine “Il Cambiamento”, in sostanza però si ribadisce che il distacco dalle fonti tradizionali è ancora ben lontano dall’essere realtà. «Il carbone è tornato quest’anno particolarmente in auge, pur essendo la fonte dal maggior impatto ambientale in termini di emissioni». Secondo Vinay Singh, direttore del colosso carbonifero indiano Northern Coalfields, il 54% della richiesta energetica del suo paese è soddisfatto proprio dal carbone, che costa la metà rispetto alla media mondiale. L’India si prepara così a bruciarne mille milioni di tonnellate entro il 2013 per elevare i propri standard di vita.
Anche Gregory Boyce, alla guida del gigante statunitense Peabody Energy, considera il carbone come fonte cruciale per favorire la riduzione della povertà in paesi nei quali più di metà della popolazione non ha accesso adeguato all’energia: tecnologie moderne potrebbero portare ad una nuova generazione “verde” di centrali a carbone, con emissioni di anidride carbonica vicine allo zero. Tra le “fonti supplementari”, aggiunge Virgia Greco, è preoccupante il ricorso alle sabbie bituminose, specie canadesi, e aglin idrocarburi nell’Artico, la cui estrazione «in entrambi i casi centrale a carbonecomporterà un impatto ambientale tutt’altro che trascurabile», ancora e sempre nel campo dei combustibili fossili.
Secondo le previsioni di Richard George, presidente della Suncor Energy, la produzione di energia da sabbie bituminose in Canada raddoppierà entro il 2020: da 1,2 milioni di barili al giorno (2007) si arriverà a 3 milioni di barili. Giacimenti perfettamente localizzati – e in un paese affidabile come il Canada – fanno delle sabbia bituminose una valida alternativa al potere petrolifero dei paesi arabi. In ogni caso, in pole position per il futuro resta il nucleare: energia ideale, secondo Anne Lauvergeon, della francese Areva, per rispondere all’esplosione demografica e al boom di richiesta energetica: l’atomo, dice, è una fonte più stabile e costante rispetto a sole e vento.
Sottotono, rileva “Il Cambiamento”, il contributo che a Montreal è stato fornito dalle imprese che si affidano alle fonti rinnovabili: «Più incisivi e ottimisti soltanto Hélène Pelosse, direttrice generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile, e Lester  Brown, presidente dell’Earth Policy Institute (Usa)». Per la Pelosse, «gli investimenti nelle energie rinnovabili si sono quadruplicati in questi ultimi anni, anche se tali energie non rappresentano più del 18% dell’insieme della produzione petroliomondiale»; serve pertanto «investire denaro e intelligenze nelle tecnologie legate alla produzione e all’accumulo di energia pulita, in modo da poter affrontare la sfida dell’integrazione nelle reti di distribuzione».
Secondo Brown, il potenziale delle energie rinnovabili è enorme: per esempio il Texas,  leader della produzione di petrolio nel scorso secolo, è ora il più grande produttore di energia da vento; la Cina ha un potenziale eolico sufficiente per aumentare il proprio attuale consumo di energia di 18 volte, mentre l’Algeria avrebbe abbastanza energia solare per alimentare l’intera economia mondiale. Per Brown, è necessario che «il mercato dica la verità»: bruciare carbone costa molto in termini climatici, si dovrebbero quindi aumentare le tasse sulle emissioni. Intanto, ad un anno da Copenaghen, il 29 novembre si aggiorna a Cancoun in Messico la Conferenza dell’Onu sul clima: si può auspicare un’effettiva azione contro i cambiamenti climatici in corso se il passaggio alle fonti rinnovabili si presenta così lento e parziale? (info: www.ilcambiamento.it).

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