Padre Zanotelli: “Altro che morta, la cittadinanza attiva è viva e vegeta”

di Antonella Loi per Tiscali notizie – 21 luglio 2010

“Qualcosa di notevolissimo, quello per l’acqua pubblica è il più gettonato tra i referendum della storia della Repubblica italiana”. E, dato ancora più rilevante, il milione e 400mila firme sono state ottenute “senza l’ombrello dei partiti politici: è la prima volta che succede”. Padre Alex Zanotelli, cuore pulsante della campagna referendaria “Acqua bene comune“, stenta a credere a quanto successo: un risultato del genere neanche nelle più rosee previsioni. “Eravamo senza soldi ci siamo autofinanziati e, cosa importante, i cittadini si sono mossi, hanno raccolto firme e questo è un segno davvero bello”. “Ma non sufficiente”, ci spiega padre Alex dalla sua canonica di Scampia, quartiere popolare di Napoli, dove l’abbiamo raggiunto. “Quella sembrava morta, la cittadinanza attiva invece – dice – è tutt’altro che morta”.
Padre Alex Zanotelli
Non solo bisogno fisico dunque, ma anche voglia di partecipazione?
“Decisamente, tanta voglia di partecipare. La gioia di vedere gente che raccoglieva firme o che veniva per firmare, lunghe file, tutto inaspettato, è immensa. L’acqua è servita. Il bene comune più importante che abbiamo è servito a riunire le forze che ci sono alla base, la gente ha dimostrato di essere di nuovo viva. Ma questo è solo l’inizio: da qui bisogna ripartire”.
La parola ora passa alla Cassazione, la strada è ancora lunga.
“Adesso c’è il passaggio alla Corte di Cassazione. Bisogna capire quali saranno le domande e ricordiamo che la corte è generalmente abbastanza conservatrice, più pro liberalizzazione. Non sappiamo ancora se l’altro referendum sull’acqua, quello avanzato dall’Italia dei valori, riuscirà ad arrivare fino in fondo. Quindi bisogna aspettare e vedere che succede. Chiaramente così tante firme peseranno sul giudizio dei giudici. Una volta dichiarato ammissibile, bisognerà però portare alle urne 25 miloioni di persone, non è uno scherzo”.
Negli ultimi decenni la strada del referendum in Italia non è stata semplice.
“Esatto, vent’anni che non ne passa uno. Per questo bisogna impegnarsi molto, andare avanti, fare incontri, coinvolgere la gente, promuovendo questa grossa sfida. E’ una sfida epocale. Perché il referendum chiede una cosa quasi impossibile, nel senso che mai come oggi il mercato ha tradito e mai come oggi l’unica legge che il mercato accetta è la legge del profitto. Noi stiamo chiedendo di togliere l’acqua dal mercato e di togliere il profitto dall’acqua. E’ epocale in un momento di stravittoria del mercato”.
Una vittoria varrebbe una rivoluzione.
“Se arriviamo alla vittoria mettiamo in crisi tutto l’assetto politico italiano che non ha capito assolutamente nulla di quello che la gente vuole. Ecco la grande sfida per la politica di destra e sinistra. Da qui dobbiamo andare avanti, passo passo, a recuperare tutti i beni comuni che ci hanno espropriato. Questo impegno sull’acqua è essenzialmente un impegno per la democrazia”.
Padre Alex, qualcuno ha detto “Dio ci ha dato l’acqua però non ci ha dato le tubature, quelle spettano a noi”. Chi sostiene la privatizzazione dice che il pubblico non è in grado di accollarsi i costi degli impianti.
“Consideriamo prima di tutto che è una questione di principio: l’acqua non è un bene economico, è un diritto fondamentale. Nella legge di iniziativa popolare che abbiamo depositato in Parlamento, commissione ambiente, viene enunciato il principio e chiediamo 50 litri gratis di acqua per ogni cittadino italiano al giorno pagato dalla fiscalità pubblica. E’ un aspetto fondamentale su cui noi non tergiversiamo”.
La rete idrica italiana è un colabrodo.
“E’ vero, è chiaro che questo bene deve essere gestito ed è chiaro che ci sono costi. Ma quando noi parliamo di gestione pubblica, non parliamo della vecchia gestione pubblica dove un bene essenziale come l’acqua viene gestito dagli amici e dai parenti dei nostri politici, solo per fare soldi. Noi chiediamo una gestione fatta da gente competente, una nuova maniera gestione pubblica in cui i cittadini investiranno anche sull’acqua e comparteciperanno al controllo dell’acqua, del prezzo eccetera. Ecco la novità”.
Lo Stato italiano è “alla canna del gas”: dove prendere i soldi per gestire 300mila chilometri di rete idrica?
“Molti dicono che non ci sono i soldi, balle. Perché l’Italia nel bilancio di quest’anno – e mi vergogno di dirlo – ha fatto una manovra da 24 miliardi chiamandola ‘lacrime e sangue’ quando sarebbe stato sufficiente abbattere la spesa militare che quest’anno ammonta a 24 miliardi di euro. Una cosa vergognosa, manco fossimo invasi dagli ufo. Sono questi i soldi pubblici che devono essere investiti. Trecentomila chilometri di rete, in buona parte colabrodo? Il privato non investe mica sa? Il privato vuole solo guadagnare, è talmente ovvio. Investiamo i soldi pubblici. Se le nostre tasse non vengono investite qui, dove vengono investite? Nella guerra? I dati del governo dicono che da quando ci sono le privatizzazioni gli investimenti sono calati, si è passati da due miliardi nel ‘95 a 700milioni dal ‘94 ad oggi. Il privato deve guadagnare perché deve rispondere agli azionisti. Quindi dobbiamo aiutare la gente a capire, perché è chiaro che ci sono costi. Faccio un esempio”.
Prego.
“La Publiacqua di Firenze, controllata da Acea che gestisce l’acqua di Roma, ha fatto una grande campagna sul risparmio per diminuire il consumo di acqua a Firenze, la campagna “Salva la goccia”. E i fiorentini hanno salvato. Cosa ha significato per Publiacqua? Ovviamente meno entrate. E cosa hanno fatto? Hanno immediatamente sollevato le tariffe del 9.5%. Il privato può solo fare soldi e nelle Spa, anche in quelle con almeno il 51% di capitale comunale o provinciale, sono sempre i privati che dettano legge. Noi diciamo che sull’acqua non si deve fare guadagno”.
E il futuro è ancora più appetitoso: nei prossimi trent’anni il fabbisogno di acqua aumenterà del 50 per cento.
“Enormemente, ti do solo un elemento: noi andiamo verso un surriscaldamento della terra, minimo di due gradi e su questo gli scienziati sono chiarissimi. Attenzione perché sempre gli scienziati dicono che basta un grado e mezzo in più per sciogliere tutto, ghiacciai, nevai, ci salteranno buona parte delle fonti idriche, il clima sarà sconvolto: ecco perché le multinazionali devono mettere le mani sull’oro blu. Il petrolio altri trent’anni ed è finito. I capitali già si spostano sull’acqua. E’ importante vincerla questa battaglia”.
L’acqua diventerà uno spartiacque politico.
“Cavoli, basti pensare che l’acqua è già un problema militare. Il Pentagono è uscito con un documento due o tre anni fa in cui dice che le due nazioni che saranno più colpite dal surriscaldamento saranno gli Stati Uniti e la Cina. Se ieri hanno fatto le guerre per il petrolio immaginiamo quelle che faranno per l’acqua. Bisogna essere imbecilli per consegnare l’acqua nelle mani dei privati”.
Una questione di vita o di morte, dunque.
“Esatto e non c’è più tempo”

Commenti