Giro di truffe intorno Malagrotta e le discariche laziali.Traffico di rifiuti con la Cina.

Da leggere un’ intera pagina su “Il Corriere della Sera” : un articolo basato sulla testimonianza del Questore di Roma Giuseppe Caruso davanti o alla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti e sulla sintesi della situazione fatta dal Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Si parla di “un giro di truffe intorno alle discariche laziali”, che ricevono ancora “l’ 86 per cento dei rifiuti”, e che “soprattutto nei pressi della Capitale (Malagrotta, Cecchina, Bracciano, Civitavecchia e Colleferro) sono sull’ orlo dell’ esaurimento “. “Senza contare il corollario di truffe, violazioni delle norme ambientali e controlli inesistenti”. Ci sono testimonianze di magistrati, investigatori delle forze dell’ ordine e tecnici.

E c’ è un pesante dossier sul Lazio raccolto da due senatori, copia del quale dovremmo cercare di ottenere.


Credo sarebbe necessario che ci attivassimo anche per conto nostro per una ricerca puntuale al fine di individuare tutte le società collegate a COLARI nelle province laziali.



Le audizioni della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” aprono una panoramica incredibile sulla gestione dei rifiuti in Italia e nel Lazio.
Due sono i temi più importanti esaminati dalla Commissione: le illegalità commesse con gli inceneritori di Colleferro, di proprietà pubblica di 48 sindaci “inceneritoristi”, e l’illegalità del traffico dei rifiuti con la Cina, denunciate dal Questore di Roma nell’audizione del 25 maggio 2010.

Ma quale sarà mai il senso di bruciare la carta e la plastica in un inceneritore?

Perchè la Cina è particolarmente interessata alla nostra carta e alla nostra plastica?

Parole sante quelle della senatrice Daniela Mazzucconi in merito agli inceneritori: “Si tratta di un modello che genera spaventevoli costi per l'amministratore comunale e per i cittadini e che innesca una serie di reati a catena”.

Valle del Sacco, scoperti altri fusti interrati PDF Stampa E-mail
Notizie
Sono rimasti nascosti per anni, interrati a tre metri di profondità e ricoperti da uno strato di quaranta centimetri di cemento. Alcune centinaia di fusti contenenti scarti di lavorazione sono stati ritrovati dalla guardia di finanza di Frosinone, in un complesso industriale alla periferia di Ceprano, vicino al fiume Cosa. L’area è stata individuata grazie ad uno speciale apparecchio utilizzato dai vigili del fuoco di Frosinone e Roma che hanno aiutato i militari in tutte le operazione di scavo e messa in sicurezza dell’area. L’ispezione dei capannoni industriali fatta con i funzionari dell’Arpa (Azienda regionale per la protezione ambientale) ha consentito di trovare materiale pericoloso, in cattivo stato di conservazione e non opportunamente cautelato. L’intero complesso di 40mila metri quadrati è stato sequestrato. Dopo una prima fase di scavo e rinvenimento del materiale occultato, le operazioni sono state sospese cautelativamente per stabilire i modi più idonei per procedere ad ulteriori fasi di scavo e bonifica dell’area. I militari non sono stati in grado di stabilire con certezza quanti fusti ci siano nello stabilimento. Al momento sono stati portati alla luce circa 40 fusti ed i sondaggi effettuati fanno presumere che ve ne siano interrati circa 200.  L’indagine di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura di Frosinone è tuttora in corso. Il contenuto dei fusti ed i vari campioni prelevati dai tecnici dell’Arpa sono in fase di analisi. Si dovrà stabilire non solo il contenuto dei fusti ma anche il grado di contaminazione del terreno circostante e se il materiale individuato abbia inquinato il vicino fiume Sacco. 

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