Taranto: riparte il termovalorizzatore. Ma è rotto e le emissioni si controllano a mano...

Da un articolo del Corriere del Mezzogiorno, rimbalzato on line dal Comitato per Taranto, emergono notizie molto interessanti (e molto preoccupanti) sul termovalorizzatore di Taranto. L’impianto, che brucia 160 tonnellate al giorno di rifiuti per produrre 3 megawatt di energia elettrica, è stato rimesso in funzione da pochi giorni dopo uno stop di tre anni ma, a quanto pare, funziona un po’ male.

Già nella fase di pre-preriscaldamento, effettuata alcuni giorni prima della messa in funzione vera e propria, si erano verificati alcuni problemi ad una caldaia. Problemi che si sono ripetuti anche il giorno successivo alla partenza dell’impianto tanto da richiedere l’intervento di un tecnico dalla casa costruttrice.

Risolto il problema alla caldaia, però, ne è sorto un altro: i computer registrano assai male le emissioni inquinanti. A quanto pare, però, essendoci l’elettronica di mezzo il problema è meno facile da risolvere del primo e, così, l’Arpa pugliese ha consentito che il termovalorizzatore resti in funzione solo a patto che i controlli manuali dei tecnici sulle emissioni siano incrementati.


Solo dopo che i problemi al computerone del termovalorizzatore verrà risolto, quindi, i tecnici dell’Amiu, l’azienda municipalizzata igiene urbana di Taranto, potranno riposarsi e controllare i fumi seduti alla scrivania. Per la cronaca la terza linea dell’impianto, cioè quella che non brucia i rifiuti ma trasforma la frazione organica in compost per l’agricoltura, sembra al contrario funzionare benissimo.

E, a differenza dalle prime due, non emette né diossina, né furani, né altre sostanze cancerogene.

Via | Gazzetta del Mezzogiorno, Comitato per Taranto

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