Copenaghen disinveste quasi 1 miliardo di euro dalle fonti fossili

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La commissione finanze di Copenaghen ha accolto la proposta del sindaco Frank Jensen di disinvestire quasi un miliardo di euro in corone danesi togliendo questo denaro dalle fonti fossili. Ora l’ultima parola passa al consiglio cittadino. E l'Italia?

«Copenhagen è all’avanguardia nella transizione erso l’energia verde» ha detto il sindaco della capitale danese. «E noi stiamo impegnandoci per diventare la prima capitale al mondo a bilancio neutro di CO2 nel 2025. Quindi abbiamo ritenuto sbagliato continuare a investire in petrolio, carbone e gas». Ha spiegato Thomas Meinert Larsen, responsabile dell’operazione di disinvestimento: «L’energia eolica è da record in Danimarca e stiamo per coprire l’80% del nostro fabbisogno per l’elettricità e il riscaldamento con fonti rinnovabili, entreremo a regime nel giro di 4 anni. Abbiamo anche le prove secondo cui le aziende e i gruppi che lavorano con le fonti fossili hanno mentito deliberatamente sui cambiamenti climatici e stanno facendo pressioni in maniera aggressiva per fermare le politiche energetiche a loro non vantaggiose. La decisione di dismettere gli investimenti nelle fonti fossili mette Copenaghen dalla parte giusta della storia». Il disinvestimento su questo fronte è nell’agenda anche di altre capitali europee, come Stoccolma, Amsterdam e Berlino. Anche Oslo si è già mossa in questa direzione, così come Parigi e Newcastle in Australia. Nel mondo oltre 500 municipalità hanno iniziato a ridurre in varie forme i loro investimenti nelle fonti fossili.
E l’Italia? Il governo Renzi ha tentato in tutti i modi di far saltare i referendum contro le trivellazioni, ma è sopravvissuto un quesito (anche se gli uomini del premier ci stanno lavorando...). Peccato che, se non si andrà all’election day, si sperpereranno tanti denari pubblici. Il governo non lo vuole assolutamente perché porterebbe ad una maggiore partecipazione. E ancora: i consumi di gas naturale in Italia per l’anno 2015 sono risultati in sensibile crescita, +9% sul 2014, dopo il calo costante degli ultimi quattro anni. La domanda di gas naturale per la generazione di energia elettrica è cresciuta del 16,5%, pari a 20,7 miliardi di metri cubi. E alcune indiscrezioni hanno fatto trapelare la notizia di un possibile accordo tra Italia e Russia per il coinvolgimento del nostro paese e di Saipem nel raddoppio del gasdotto North Stream. Butteremo altri soldi? Nel 2015 anche i consumi petroliferi in Italia sono tornati a crescere: circa 59,7 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,6% rispetto al 2014. In calo i consumi di benzina, in aumento quelli del gasolio per autotrazione: insieme crescono dell'1%. E il carbone? Secondo il rapporto Wwf “Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso, attualmente in Italia sono in funzione 12 centrali a carbone alcune delle quali sono vecchie, usano tecnologie obsolete e sono attive nel bel mezzo di aree urbane densamente abitate. Questi impianti nel 2014 hanno contribuito a soddisfare solo il 13,5% del consumo interno lordo di energia elettrica con circa 43.455 GWh, ma hanno emesso oltre 39 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a quasi il 40% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale. L’Italia, con una potenza elettrica installata di circa 122 GW, a fronte di una punta massima della domanda di quasi 59,4 GW (raggiunta il 21 luglio 2015 a causa delle condizioni di caldo eccezionale), ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche (overcapacity) che fa sì che già oggi gli impianti funzionino a scartamento ridotto, con un assurdo aggravio di costi per i cittadini. Inoltre un emendamento nel Milleproroghe ha portato da 5 a 6 anni l'estensione del periodo incentivato per i vecchi impianti a biomasse, biogas e bioliquidi concessa con la Legge di Stabilità. Un regalo da circa 100 milioni di euro l'anno a spese dei consumatori e dei nuovi impianti a fonti rinnovabili. Malgrado i no di 5 Regioni, è poi passato il decreto inceneritori, cui il governo punta a costruire in Italia altri nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti. Un paese, il nostro, piantato nelle paludi degli interessi privati!

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