La madre di tutte le battaglie è già operativa. Ma non se ne parla. Appunto!



di Sergio Di Cori Modigliani
“Non saranno le nuove tecnologie a cambiare il mondo, bensì la letteratura”
 David Grossmann. Torino, Fiera del libro, maggio 2015.
Lo sanno anche i bambini, che nell’attuale scenario post-moderno, i grandi conflitti, le guerre, gli scontri d’affari per il controllo del potere territoriale, si verificano sul fronte mediatico. Non è una notizia, né un’informazione, tanto meno una novità. E’ un dato di fatto, che piaccia o no.
Il grande palcoscenico dei media, dalla tivvù al web, è diventato la prima linea del fronte. Se si deve attaccare, eliminare o emarginare qualcuno, oggi, non c’è alcun bisogno di faticare o -nella peggiore delle ipotesi- assoldare un killer per farlo uccidere: è sufficiente darlo in pasto ai talk show, a facebook, a twitter, e a selezionati blogger sulla lista paga. Ci pensano loro, e il gioco è fatto.
Così come, nel caso opposto, quando si tratta di un vulnerabile scenario nel quale la potenzialità degli affari e degli interessi in gioco è molto alta, allora ciò che davvero conta è il silenzio, l’applicazione di specifiche procedure comunicative il cui compito consiste nel minimizzare gli eventi, ridurli all’osso e poi andare a spolparseli uno per uno, in santa pace. I grandi affaristi non vogliono testimoni, chiacchiere, articoli, interviste. Di nessun genere e a nessun titolo.
L’Italia, in questo senso, è un esempio lampante di questo meccanismo. La qualità del dibattito in corso, negli ultimi due anni, è andata peggiorando sempre di più fino a raggiungere un appiattimento su un letto composto dalla somma di chiacchiericci, gossip e interpretazioni citate che poi vanno a comporre la grande corrente del fiume in piena.
Quindi non è una sorpresa ma una semplice tragica constatazione, dover notare il totale silenzio degli italiani sulla grandiosa guerra che si sta combattendo in questo periodo nel mondo, nell’indifferenza generale: la guerra ecologica.
Se avessimo chiesto tre mesi fa a 100 persone fermate per strada di fornirci il nome delle due personalità pubbliche più autorevoli e importanti del pianeta, è molto probabile che le risposte sarebbero state Obama e il Papa.
Infatti, lo sono. Ma…
L’enciclica di Francesco I sull’ambiente e l’annuncio del presidente Usa, che fa ruotare di 180° la politica energetica, la politica industriale e gli investimenti economici sulle rinnovabili del gigante statunitense, sono rimaste entrambe senza pubblico. Violentissima e molto forte la lobby del clero legata ai generosi contributi dei produttori di fossili; così come è molto agguerrita la lobby della destra repubblicana americana legata ai produttori di carbone e petrolio, che ha bisogno di sostenere il mercato soprattutto in prospettiva delle elezioni presidenziali del novembre 2016.
In questa torrida estate, soprattutto negli ultimi venti giorni, la rete produce testi, fotografie, video, in cui viene spiegato come l’attuale variazione del clima sia dovuta a esperimenti militari, sia il risultato di accurate e clandestine pianificazioni, per cui l’Italia è stata scelta come oggetto di esperimenti climatici per mettere a punto delle “armi climatiche”. Ci sono perfino importanti generali italiani che sostengono questa ipotesi. Quindi possiamo stare tranquilli, e possiamo sgommare allegramente per le strade con i suv, le fabbriche possono inquinare, possiamo trivellare spensierati, i rifiuti tossici possono essere tranquillamente seppelliti dovunque, tanto ogni precauzione è inutile perché gli americani e/o i russi e/o i cinesi decidono quale clima produrre per noi; e l’esistenza di un eco mostro come l’Ilva diventa puro folclore, tanto è vero che non se ne parla più in nessuna sede.
Così in Italia.
Ma non nel resto del mondo, dove è molto acceso il dibattito ed è vivace la discussione sul futuro della nostra specie e sull’assoluta necessità di muoversi adesso, nel senso di subito, immediatamente, prima che sia troppo tardi. E’ questo che la vecchia guardia planetaria, legata agli interessi dei produttori di fossili, tenta di fermare; per loro si tratta di puro business, per noi della sopravvivenza della specie umana. In Cina, ad esempio, i dibattiti ecologici sono stati eliminati e vengono censurati i forum al riguardo, sotto la dicitura “disfattismo anti-nazionalista e propaganda contro lo sviluppo e il progresso della repubblica popolare”. E stanno silenziando il dibattito planetario, o comunque sia, ci provano. In Italia, non esiste nessun partito, nessun importante movimento politico presente in parlamento, che abbia come primo punto della propria agenda il tema ambientale ecologico: non ne parlano più, tranne forse in modeste riunioni che non servono a nulla perché non producono eco mediatica. In Gran Bretagna, ad esempio, il dibattito è invece molto acceso e direi addirittura furibondo. La politica del governo e dei seguaci di Farage è tutta nuclearista, petrolifera e cementista, e la vogliono imporre anche al resto d’Europa. La discussione collettiva ha avuto un salto esponenziale in seguito alla pubblicazione di un romanzo (uscito quattro anni fa) del più importante narratore vivente britannico, Ian McEwan. Il libro si chiama “Solar”. Tradotto e pubblicato anche in Italia (per i tipi della Einaudi, di Torino, nel 2013) il romanzo è diventato in breve tempo piattaforma di accese discussioni sul tema, soprattutto in Scozia dove sono sorti perfino club di lettori tifosi che poi, in seguito, hanno dato vita a un nugolo di nodi sociali collettivi che hanno prodotto un portentoso esito elettorale con la inattesa e straripante vittoria del partito scozzese che ha portato in parlamento 59 seggi sui 60 a disposizione. E lì stanno dando battaglia proprio su questo tema. Il romanzo è molto divertente, ironico, sarcastico, narrativamente spiritoso, una splendida chicca d’autore. In Italia, l’autore era venuto per la promozione del suo libro ma non mi pare che la cosa abbia avuto grande impatto. Del resto, da noi, la letteratura e, soprattutto, la narrativa sociale, sono state bandite. Non c’è mercato, sostengono gli editori. La realtà è che, a dispetto di ciò che si vuol far credere, la narrativa d’autore è ancora fortemente pericolosa e quindi non va divulgata. Ma in altri paesi è viva, sana e seguita ad animare il dibattito.
E’ stato etichettato (nei paesi anglo-sassoni) come il primo “romanzo rifkiniano”, perché veicola e spiega la genesi della terza rivoluzione industriale, quella evocata nei suoi saggi dal filosofo americano Jeremy Rifkin, considerata il futuro dell’umanità. E’ pieno del tradizionale black humour britannico, ma è un’ottima palestra per alimentare, oltre che il nostro gusto, la nostra coscienza ecologica. Ci spiega e ci racconta e ci descrive la nostra vanità narcisista, il circolo degli investimenti a pioggia, i rapporti tra accademie e grandi investitori, la relazione tra la decadenza individuale e quella della specie, entrambe felici di andarsene cantando verso l’ingloriosa auto-distruzione della specie per asfissia. Lo consiglio a chi si vuole rilassare, ridendo con intelligenza. Perché questa è l’unica battaglia alla quale non è possibile non partecipare, riguarda davvero tutti.
Così inizia il romanzo “Solar” di Ian McEwan
“Apparteneva a quella categoria di uomini – vagamente indisponenti, quasi sempre calvi, bassi, grassi, intelligenti – che, per ragioni misteriose, attraggono certe belle donne. O così credeva, e pensarlo pareva bastare. Aiutava inoltre il fatto che alcune lo considerassero un genio in attesa di essere salvato. Ma negli ultimi tempi Michael Beard era un soggetto in condizioni mentali limitate, anedonico, monotematico, sofferente. Il suo quinto matrimonio si andava disgregando e lui avrebbe dovuto sapere come comportarsi, assumere una prospettiva lungimirante, riconoscere la propria colpa. I matrimoni, i suoi perlomeno, non si susseguivano forse l’uno all’altro al pari di fenomeni ondosi, o di maree? L’ultimo tuttavia era diverso. Non sapeva come comportarsi, la lungimiranza lo amareggiava e per una volta non aveva colpe da attribuirsi, a suo modo di vedere. Qui era sua moglie ad avere una relazione e anche in forma scoperta, punitiva e chiaramente senza il benché minimo rimorso. Lui intanto, travolto da una ridda di emozioni, si scopriva dentro momenti di intenso desiderio e di vergogna…….”.
Il protagonista, il prof. Beard, ha ricevuto il premio Nobel per la fisica. Travolto da personali fallimenti sentimentali, grande donnaiolo, entra in un vortice di decadenza individuale dentro al quale si identifica con la rovina del mondo. E per darsi un Senso decide di buttarsi in questa battaglia. Grazie a solide relazioni riesce a coinvolgere grossi finanziatori ai quali si rivolge in una grande assemblea per convincerli a tirar fuori i soldi, spiegando loro che “La rivoluzione è già iniziata. Ci sarà da guadagnare ancora di più che con carbone o petrolio perché il sistema economico mondiale è immensamente più vasto e più alta la velocità del cambiamento. Si tratta di un settore brulicante di di vitalità e di intraprendenza ma, soprattutto, di un settore in pieno sviluppo, che annovera migliaia di aziende non quotate in borsa, pronte a contribuire con tecnologie nuove. Siamo di fronte a un oceano di sogni, ma di sogni concreti, pragmatici, come ricavare idrogeno dalle alghe, carburante avio da microbi geneticamente modificati o energia elettrica dal sole, dal vento, dalle maree, dai moti ondosi, dalla cellulosa, dai rifiuti domestici; il sogno di spazzare via l’anidride carbonica dall’aria trasformandola in carburante, o quello di imitare la vita segreta delle piante. Se un alieno atterrasse sul nostro pianeta inondato di luce solare,rimarrebbe stupefatto scoprendo che noi riteniamo avere un problema energetico, e che abbiamo perfino pensato di risolverlo avvelenandoci con i combustibili fossili e il plutonio. Immaginate di imbattervi in un uomo ai margini di una foresta, sotto un diluvio di pioggia. Quell’uomo sta morendo dalla sete. Nella mano ha un’accetta con la quale abbatte alberi per succhiarne la linfa dai tronchi e così dissetarsi. Ogni albero ne produce solo pochi sorsi. Intorno a lui, è tutta una devastazione di piante ormai senza vita, non si sente più il canto degli uccelli e l’uomo sa che la foresta sta scomparendo. Allora, perché non rovescia il capo e non si disseta con la pioggia? Perché non lo sa. Perché lui è esperto nell’abbattimento degli alberi, perché negli ultimi 300 anni ha sempre fatto così, perché considera sospetto chi raccomanda di abbeverarsi di pioggia. La luce del sole è come quella pioggia. Una fonte di energia che inonda il nostro pianeta, ne condiziona il clima e la nostra sopravvivenza. Si riversa costante su di noi, una dolcissima pioggia di fotoni. Ogni singolo fotone, colpendo un semiconduttore, libera un elettrone; l’energia elettrica nasce così dai raggi solari: niente di più facile. E’ il fotovoltaico. Einstein ce lo ha raccontato e descritto ed è per questo che gli hanno dato il premio Nobel. Pensate che meno di un’ora  di luce solare sulla Terra basterebbe a soddisfare i bisogni energetici dell’intero pianeta per un anno. Una piccola porzione dei nostri deserti torridi potrebbe fornire energia alla civiltà intera. E poiché nessuno è padrone della luce, nessuno potrà mai privatizzarla né nazionalizzarla. Usando la luce, la luce pura e semplice, otterremo idrogeno e ossigeno a basso costo dall’acqua e potremo azionare le nostre turbine giorno e notte, o ricaveremo combustibile dall’acqua, dalla luce, dall’anidride carbonica, o ancora, costruiremo impianti di desalinizzazione che produrranno al tempo stesso elettricità e acqua potabile. Credetemi, succederà. L’energia solare è in via di espansione e il processo sarà ancora più rapido grazie al vostro contributo e all’arricchimento vostro e dei vostri amici. Si tratta di partecipare in prima persona alla terza e definitiva rivoluzione industriale. Scienza di base, mercato e la situazione tragica in cui tutti noi ci troviamo guideranno il futuro in quella direzione: è la Logica a imporlo, non l’idealismo…..”
A questo serve anche la letteratura. E quando l’autore è bravo e sa ciò che sta facendo (e soprattutto sa come farlo) vale molto di più di un saggio, magari noioso, di un comizio, di un convegno, di una lezione.
E’ anche così che costruiamo il mondo nuovo: raccontandolo secondo una nuova narrativa.

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