Renzi riapre la discarica di Cupinoro, i Comitati: “Via libera allo scempio”

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Il Consiglio dei Ministri, con la firma del Premier Matteo Renzi, in data 8 agosto 2014 ha dato autorizzazione formale alla ripresa dei lavori presso il sito di stoccaggio rifiuti di Cupinoro, nei pressi di Bracciano, rinnovando l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per la famigerata discarica che da decenni minaccia la salute dei cittadini e deturpa uno dei territori più belli del Lazio, a vocazione agricola e ricco di storia.

Autorizzazione con “giallo”. La delibera del Cdm, infatti, porta due versioni diverse: quella ufficiale firmata da Renzi, e una seconda, a firma del capo dipartimento Elisa Grande, col riferimento agli usi civici che vincolano ad uso agro-silvo-pastorale i terreni su cui insiste Cupinoro, per legge invalicabili. Quale delle due versione è valida?

Da tempo moltissime realtà associative del territorio, tra cui l’associazione Salviamo Bracciano e il Comitato per la Bellezza, aderenti al Forum Salviamo il Paesaggio, assieme a centinaia di cittadini, al sindaco di Ladispoli e al vicesindaco di Cerveteri si battono per evitare che venga realizzato un vero e proprio polo industriale dei rifiuti a due passi dalla celebre necropoli Etrusca della Banditaccia, patrimonio Unesco, e dal lago di Bracciano, al centro della Tuscia viterbese ricchissima di cultura e paesaggi meravigliosi.

Ecco il testo della delibera del Consiglio dei Ministri 8-8-14, a firma Matteo Renzi, che autorizza i lavori a Cupinoro
L’associazione Salviamo Bracciano, in data 4 agosto 2014 aveva emanato un comunicato stampa con il quale si esortavano gli organi preposti ad accertare verità e responsabilità. “Prima di parlare del futuro e permettere agli stessi amministratori pubblici del Comune e della partecipata di maneggiare del denaro pubblico” esordiva il testo, “occorre prima accertare le responsabilità della passata gestione contestate dal Procuratore Capo della Repubblica di Civitavecchia dott. Amendola e dalla Corte dei Conti come apparso in data 17 luglio 2014 sul Messaggero e quelle che hanno portato al licenziamento del personale della Bracciano Ambiente (21 senza stipendio e 17 in cassa integrazione).

Senza dimenticare che, inoltre, la Bracciano Ambiente S.p.a., società di proprietà del Comune di Bracciano che gestisce il sito di stoccaggio di Cupinoro, il cui bilancio disastrato ha portato a cassa integrazione e licenziamenti del personale, è coinvolta in uno scandalo legato ad un’indagine della Guardia di Finanza per un danno erariale di 4,7 milioni di euro.

Con quanti e quali fondi, è lecito domandarsi, inizierà i lavori di messa in sicurezza, il post mortem del vecchio invaso e insieme i cantieri per l’impianto a biogas di 33mila tonnellate e il TMB (trattamento meccanico biologico) di 135mila tonnellate di cui parla la scarna nota del Consiglio dei Ministri allegata alla delibera di autorizzazione?

Dunque Cupinoro, grazie al rinnovo dell’AIA da parte del Consiglio dei Ministri, potrebbe avere presto un bel polo industriale di rifiuti, che aprirebbe in spregio a:

Un parere negativo del MIBACT, relativo a vincoli archeologico-paesaggisticiriconosciuti anche dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, in deroga al quale nacque lo stesso progetto della discarica originaria;
Il vincolo relativo alla preesistenza di usi civici con destinazione d’uso agro-silvo-pastorale sui terreni su cui insiste Cupinoro da oltre vent’anni, nonché l’eventuale approfondimento scientifico dell’incidenza, da anni denunciata, di alcune patologie tra gli abitanti della zona;
Le indagini della Procura di Civitavecchia tanto sulle circostanze e sulle condizioni non trasparenti della creazione della discarica, quanto sulla gestione attuale da parte della Bracciano Ambiente.

La parola fine di questa storia non è ancora stata scritta; Cupinoro, Bracciano e la Tuscia possono ancora essere salvate. Ma occorre conoscere per deliberare, e successivamente mobilitarsi.


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