IL M5S HA SALVATO L'EURO

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Adesso aspettiamo Mario Draghi. L'insuccesso elettorale del M5S salva definitivamente l'euro. A sorpresa. Anche per me è stata una sorpresa, a sentire colleghi, lettori e conoscenti si dava quasi per scontato Grillo & Company oltre il 30% con il Partito Democratico in affanno causa scandalo tangenti sull'EXPO. Tuttavia alla fine ha vinto la paura. La paura di intraprendere una strada troppo buia ed insediosa, quella in Italia di mettere in discussione l'Euro. I toni ed i contenuti usati durante la campagna elettorale da parte del M5S ed il suo leader hanno salvato l'euro invece di affossarlo come si promettevano. Il successo elettorale del Partito Democratico sancisce la definitiva consacrazione della moneta unica: gli italiani - presi nella loro maggioranza assoluta, tra  supporter del PD e astenuti - vogliono tenersi l'euro e forse mettere in discussione alcune guideline della politica economica e monetaria europea, ma senza stravolgere le certezze e le sicurezze su cui oggi possono ancora contare. Quello che emerge dall'analisi del voto e che alla fine l'Italia è un paese ultraconservatore che non ha voglia di cambiare, ma che piuttosto fa di tutto per sedimentare lo status quo.

Da questo punto di vista Beppe Grillo ci ha preso in pieno con l'autocritica che ha fatto in rete il giorno dopo lo spoglio: l'Italia è un paese in cui pensionati e i vari mantenuti dello Stato si tengono stretti il tubo che li alimenta e guai a provare a toglierlo. Francia e Inghilterra hanno votato molto diversamente, forse perchè, è inutile negarlo, francesi e inglesi hanno unadiversa concezione ed orgoglio dello Stato e senso di appartenenza ad una nazione. Molto probabilmente l'Inghilterra uscirà dall'Unione Europea con il prossimo referendum, mi stupirei se non accadesse il contrario. Le elezioni hanno generato un nuovo assetto di governance in Europa infatti ora abbiamo l'Italia che prende il posto della Francia e diventa il principale alleato della Germania nel mantenimento di quell'equilibrio necessario per continuare a portare avanti le politiche di austerity, spending review e risanamento contabile.La parola passa ora a Mario Draghi chiamato nei prossimi giorni ad intervenire formulando un ventaglio di nuovi strumenti finanziari prodromici al credito alle piccole e medie imprese. L'intervento più probabile che si aspettano i mercati è rappresentato da un ulteriore taglio del tasso di sconto forse di 15 punti base.

Questo significa portare il costo in termini di interessi per le banche che chiedono un prestito alla banca centrale allo 0.10% (cosidetto tasso di rifinanziamento) che rappresenta un livello record mai raggiunto prima dalla nascita dell'euro e fa anche capire come la Banca Centrale vuole contribuire a migliorare i conti delle singole nazioni abbassando di conseguenza gli oneri finanziari che andranno a pagare gli stati per le nuove emissioni di titoli di debito pubblico: per l'Italia può significare un 2/3 MLD che improvvisamente si materializzano sul budget di spesa in meno. Ciò che risulta essere sempre messo più di rilievo è anche il sentiment espresso dallo stesso Draghi ovvero che questa politica accomodante di bassi tassi di interesse in Eurozona si protrarrà per un lungo periodo, termine che non definisce una finestra temporale ma che potrebbe far supporre anche un biennio.  La BCE al momento teme la deflazione e la temono anche i vari governi occidentali: con un rischio di deflazione il rientro del debito rappresenta una bomba con la miccia accesa: si devono perciò creare le condizioni per alzare il tasso di inflazione almeno oltre il 2% altrimenti si dovrà ricorrere al Quantitative Easing anche per gli europei.






Con questo termine in sintesi si dovrebbe emulare le gesta della FED quindi avviare un programma di acquisti periodici di ABS (asset backed security) i quali rappresentano titoli di debito di natura ibrida emessi dalle banche al fine di alleggerire i loro bilanci e metterle nelle condizioni di poter erogare credito alle piccole e medie imprese. A livello pratico quindi la BCE comprerebbe i debiti di banche in difficoltà patrimoniale con lo scopo di alleggerirle e consentire quindi di liberare vecchia provvista da destinare a nuova attività di prestito. Invece per obbligare indirettamente le banche sane a prestare denaro è possibile aspettarsi un taglio del tasso sui depositi overnight (attualmente la resa è nulla) in modo da produrre un tasso di interesse negativo. Sostanzialmente le banche che hanno eccessi di liquidità per mancanza di impieghi (o per la volontà di non effettuarli) oggi possono depositare in sicurezza queste masse presso la BCE e non sostenere oneri per effettuare questa operazione. Se si procederà in tal senso allora il tasso sui depositi overnight subirà un ulteriore taglio che lo porterà in territorio negativo, questo a livello pratico renderà i depositi presso la BCE onerosi, quindi le banche dovranno pagare per depositare e questo potrebbe diventare un espediante per stimolare le attività di lending. Aspettiamo e vediamo si tratta ormai di pochi giorni.

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