La sagra del Porcellum: otto anni fuori dalla Costituzione

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maiale











Sono passati otto anni e tre elezioni, tre legislature nate con un gravissimo difetto genetico chiamato porcellum, ma solo adesso pare che le supreme corti della Repubblica, corte di Cassazione e Consulta abbiano avuto sentore che forse la legge elettorale è anticostituzionale ed è comunque un devastante intreccio di assurdità che non permettono al Paese di essere realmente rappresentato. Sono passati otto anni e tre elezioni in cui i pariti non hanno voluta cambiarla perché dava ai gruppi dirigenti, agli apparati e a paron Berlusconi la possibilità di portare in parlamento fedelissimi e fedelissime senza doversi davvero misurare con la politica. Né è stato possibile cambiarla attraverso un referendum che la stessa Consulta ha bocciato.
Sembra di sognare, ma solo adesso che i nodi sono venuti al pettine e che il sistema dei pariti si è dovuto assemblare in un’ammucchiata  per tentare la salvezza, la Cassazione accoglie un ricorso di 27 cittadini precedentemente bocciato sia in primo grado che in secondo e affida alla Corte Costituzionale il compito di valutare la  compatibilità della legge elettorale alla carta fondamentale della Repubblica. Anzi il presidente della Consulta, Franco Gallo circa un mese fa, dopo due mesi dalle elezioni ha fatto sapere di nutrire corposi sospetti  in merito. Parrebbe quasi che l’urgenza di cambiare il Porcellum,  divenuto ormai unì’arma a doppio taglio, ma la difficoltà se non l’impossibilità di farlo per via politica, per evitare le liti e il disastro del fragile inciucio, abbiano in qualche modo dato un via libera al ritorno al vecchio sistema per altra via. Purché naturalmente non sfiori nemmeno da vicino la volontà diretta dei cittadini.
Al di là questo è impressionante che si possa vivere praticamente un decennio in balia di una legge elettorale anticostituzionale, senza che le proteste siano astate ascoltate, senza che un referendum  sia riuscito a passare, senza nemmeno badare alle conseguenze grottesche del Porcellum. Questo la dice lunga, se non lunghissima, sullo stato della democrazia in Italia e sulla strisciante consociazione e osmosi tra poteri, almeno ai loro vertici. In fondo si è trattato di un golpe lungo e avvenuto a nostra insaputa. Ma se la Consulta dovesse mettere una pietra tombale sulla porcata di Calderoli che tutti però si sono ben guardati dal toccare, vorrebbe dire che tre legislature, compresa la presente sono di fatto illegali. Con quel legittimità questo Parlamento potrebbe legiferare visto che è stato eletto con una legge anticostituzionale? E con quale faccia potrebbe mettere mano alla Costituzione stessa?
Un minimo di decenza vorrebbe che non appena dato un verdetto di incostituzionalità, si tornasse alle urne con la vecchia legge o con una nuova, nel caso miracoloso che i pariti riuscissero a concepirla che comunque sarebbe meglio far vagliare prima o non dopo una vita. Perché non si può dire che il Porcellum era anticostituzionale e tenersi un sistema politico e un Parlamento nato proprio da quello, anche se qualunque assurdità è ormai possibile in questo precipizio. Ma per paradossale che sia proprio i colpevoli di tutto questo, condannati ormai a una sopravvivenza come organismi parassitari, potrebbero trarre vantaggio dalla palingenesi del sistema elettorale attribuendo ad esso ogni responsabilità e alludendo a un cambiamento radicale. Sono passati otto anni e tre legislature: ma solo ora si è disposti a sacrificare il Porcellum per mettere in dispensa le parti pregiate e distribuire un po’ di ciccioli al popolo, come avveniva e avviene ancora nelle campagne della bassa.

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