Il pranzo di gala offerto in onore del Governo Tambroni


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Paolo Becchi Sergio Cofferati Servizio Pubblico La Zanzara
Play list di discussione sull’intervento di Paolo Becchi a Servizio Pubblico
Nella puntata di ieri sera di Servizio Pubblico, il professor Becchi ricorda le insurrezioni genovesi del luglio 1960, nel contesto di reazione a una provocazione del Movimento Sociale Italiano, determinante per i voti del Governo Tambroni dell’epoca: quella di tenere il suo congresso proprio a Genova, città Medaglia d’Oro della resistenza.
Becchi chiede a Sergio Cofferati se giustifichi o meno quelle manifestazioni, quei moti che attraversarono l’Italia in quei giorni, che secondo il filosofo del diritto genovese non furono esattamente un “pranzo di gala”. Cofferati risponde che Becchi non conosce la storia della sua città, perché gli operai non spararono. Vero, ma non furono manifestazioni pacifiche, come invece ha cercato di connotarle Marco Travaglio. A testimoniarlo, anche la presenza di alcuni morti.
Scene dai moti di piazza del 25 luglio 1960
Da Wikipedia: ” I manifestanti si procurano attrezzi da lavoro, spranghe di ferro e alcuni pali di legno dai vicini cantieri edili, con cui colpiscono le camionette che si fermano e gli agenti a terra, mentre le forze dell’ordine iniziano ad impiegare, oltre che i lacrimogeni, anche alcune armi da fuoco. Alcune delle camionette della celere vengono incendiate. Si registra il fatto che alcuni degli esponenti delle forze dell’ordine, tra cui il comandante della celere finito nella vasca della fontana, rimasti isolati e soggetti a violenze, vengono portati fuori dagli scontri da alcuni dei manifestanti.”
Dunque ha ragione Becchi a ricordare la violenza degli scontri. Nella playlist, che comprende alcuni miei commenti e lo spezzone di Servizio Pubblico con l’intervento di Becchi (si può vedere qui), ho aggiunto anche un videodall’archivio storico Rai, che testimonia la natura molto poco travisabile delle proteste.
PS: Paolo Becchi è persona colta, rispettabile, onesta, sincera e talvolta fin troppo genuina, caratteristica che lo rende talvolta un po’ ingenuo. E’ imperdonabile, per alcuni intellettuali italiani. Su questo blog (e – credo – su altri più importanti del mio) le sue riflessioni spesso fondamentali trovano e troveranno sempre ospitalità.

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