FACCIAMO NOI IL DECRETO ANTI CRISI

Questo sistema sta crollando, occorrono nuove tattiche per vivere diversamente. Dobbiamo assumere su noi stessi la responsabilità di ciò che accade: ridurre al minimo i bisogni e riappropriarci del nostro tempo sono elementi essenziali per liberarci dal giogo dell'economia

FACCIAMO NOI IL DECRETO ANTI CRISI

Simone PerottiIo se quello che fa Monti è giusto o sbagliato non lo so. E non lo sa nessuno che non conosca a menadito la materia. Diciamo l'1% della popolazione, se va bene. Posso dire la mia su qualcosa, sui principi, ma quanto grave sia la situazione, quanto necessario sia fare in fretta, quanto ci sia effettivamente bisogno di dieci, venti, trenta miliardi... non lo so.

Quello che so bene, invece, è la mia ricetta anti-crisi, che ho adottato (non a caso) da quasi quattro anni, a febbraio 2008, cioè sei o otto mesi prima dell'inizio di questo disastro finanziario globale. Ed è una ricetta che ha alcune caratteristiche, ma soprattutto due: 1) è necessaria se voglio essere (più) libero e vivere meglio; 2) è necessaria se voglio evitare di continuare a sorreggere un sistema sbagliato.
Le linee fondamentali della mia ricetta sono note: ridurre al minimo i bisogni (che sono le cose, le azioni, le dotazioni senza le quali sto male); vivere con poco (scegliendo luoghi, tempi, modi funzionali a questo principio); autoprodurre se e come so e riesco (dal cibo, ai mobili, alla ristrutturazione della casa, all'energia); smettere di compiere gesti insensati e maniacali (uscire tutte le mattine, in automobile, per andare a fare una cosa che non serve, né a me né al mondo, andare in vacanza solo tre settimane l'anno, tutti insieme, in posti affollati, smettere di andare al ristorante salvo molto saltuariamente, eccetera); smettere di lamentarmi; assumere su di me la totale responsabilità di quello che mi accade; dedicarmi a ciò che amo facendolo diventare, se possibile e solo senza eccessivi compromessi, una fonte di sussistenza.

In questi anni è venuta alla luce una vasta popolazione che faceva e fa, come e meglio di me, la stessa cosa. Per costoro, per noi, la crisi non esiste, o esiste così poco da non doverci troppo preoccupare. Noi in crisi ci viviamo già, da tempo, volontariamente. Ci era ben chiaro, da tempo, che siamo poveri, che non possiamo atteggiarci a Paese ricco senza rischiare di cadere dal trespolo rovinosamente. Che il sistema basato su lavoro-produco-consumo-spreco porta inevitabilmente a quel che stiamo vedendo e lega le nostre libertà al giogo dell'economia. Che questo sistema sta crollando, che occorrono un altro principio e nuove tattiche per vivere diversamente. Che dobbiamo poterci organizzare in modo tale che se il gasolio costa troppo non andiamo in macchina, o ci andiamo meno, perché tanto non cambia granché. Certo, non è collegato al gasolio il nostro autentico benessere di persone.

Di questo credo avremmo bisogno. Noi, dico, come persone, a prescindere dalle decisioni dei presidenti del consiglio, dei commissari europei, di chiunque altro. Di smetterla con una vita che costa enormemente, che ci costringe a lavorare senza sosta, che spreca risorse a tonnellate, che distrugge il pianeta a forza di miliardi di lampadine accese giorno e notte in uffici inutili, piene di gente che non lavora ma vive male, in città affollate, dove sprechiamo il tempo in vite scadenti, prive di autentico benessere, schiacciati dall'ansia e dall'insensatezza. Per di più correi di sostenerlo sulle nostre spalle, questo sistema sbagliato.

Nessuno, né Monti né altri ci inviteranno mai a farlo. Siamo noi che dobbiamo pensare un decreto anti-crisi originale, personale, individuale, utile. La nostra vita è nostra responsabilità. Non viene tutto da fuori, la colpa non è sempre di qualcun altro. La finanziaria che serve per vivere una vita diversa dobbiamo farla noi, qualunque cosa decidano nelle stanze dei bottoni. Qualunque idea abbiamo di chi ci sta dentro. Non potremo mai sapere se hanno ragione o torto. Non prima che sia troppo tardi.
Ma se abbiamo torto noi a vivere come viviamo, questo invece dobbiamo saperlo. Adesso 

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