Tesoro e Bce preparano il paracadute per le banche italiane

Fabrizio Goria
Le principali banche centrali, dalla Bce alla Fed, si coordinano per fornire liquidità al sistema finanziario internazionale. L’obiettivo è frenare il contagio globale della crisi europea. In Italia il Tesoro attiva il sistema OPTES con cui fornirà linee di credito alle banche grazie al Conto disponibilità detenuto in Banca d’Italia. La Bce pensa di attivare l’Emergency liquidity assistance per l’Italia, come avvenuto per Irlanda e Grecia. Così l’istituzione guidata da Visco potrà agire attivamente sui titoli di Stato.


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Il presidente della Bce, Mario Draghi (Afp)
Il presidente della Bce, Mario Draghi (Afp)

La crisi di liquidità delle banche italiane non conosce freni. Per questo Banca centrale europea (Bce), Tesoro e Banca d’Italia si stanno attrezzando per contrastarla. Oggi il Tesoro italiano ha attivato l’operatività del sistema OPTES (Operazioni per conto del Tesoro), con il quale potrà dirottare la liquidità del Conto disponibilità che ha in Banca d’Italia direttamente agli istituti di credito italiani. Saranno condotte fino a due aste, al mattino e al pomeriggio, per garantire una linea di credito alle banche italiane che lo richiederanno. In più, come confermano fonti della Banca centrale europea, da alcune settimane si sta ragionando sull’attivazione del programma Emergency liquidity assistance (Ela), con il quale la singola banca centrale nazione può fornire liquidità alle banche del proprio sistema. Un soluzione già usata in passato per Irlanda, Grecia e Belgio per Dexia. E arriva anchel’intervento coordinato delle principali banche centrali nazionali (Bce, Bank of England, Federal Reserve, Bank of Japan e Swiss National Bank) per tagliare di 50 punti base i costi degli swap overnight in dollari. 
La fuga verso porti più sicuri di quelli italiano da parte degli investitori non conosce freni. I primi movimenti si sono verificati verso fine aprile, con un picco all’inizio di agosto, proprio nei giorni successivi all’attivazione dell’uso del Securities markets programme (Smp) da parte della Bce, lo speciale programma di acquisto di titoli di Stato da parte dell’Eurotower. Questo non è però bastato, nonostante da agosto a oggi la Bce abbia comprato bond dei Paesi periferici per oltre 200 miliardi di euro, cioè il massimo consentito dallo stesso Smp. Le armi in mano a Francoforte non sono però finite. Come anticipato da Linkiesta entro il 9 dicembre, data del prossimo vertice europeo, il presidente Mario Draghi porterà diverse opzioni. Dal taglio dei tassi, che oggi è stato giudicato dall’Eurotower come «probabile», alle nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Long term refinancing operation) in dollari, da effettuare con la Federal Reserve: le possibilità per prendere tempo in vista della riforma dei Trattati non sono poche.
Il tempo è quello che serve all’eurozona. Ecco perché i tecnici della Bce stanno pensando di attivare l’Ela per l’Italia. Con questa deroga, la Banca d’Italia potrebbe essere in grado di entrare direttamente sul mercato per sostenere gli istituti di credito italiani tramite diversi metodi, dall’apertura di linee di liquidità all’acquisto di titoli di Stato. La particolarità di questo schema è che a incrementare non è il bilancio della Bce, ma quello della singola banca centrale nazionale. Inoltre, la Banca d’Italia agirebbe esattamente come la Bce, con la differenza che non è tenuta a pubblicare tutte le operazioni che compie, almeno fino a quando non lo riterrà necessario. Così è stato per la Banca d’Irlanda e la Banca di Grecia, ma anche per la Banca di Spagna, che ha usato l’Ela per un periodo molto limitato a inizio agosto.
Più complicata la questione relativa al nuovo strumento del Tesoro italiano. Secondo fonti bancarie, l’accesso alla liquidità del Conto disponibilità detenuto da Via XX Settembre in Banca d’Italia non era difficile da attivare. In diversi Paesi esteri, come Francia, Germania e Regno Unito, questo genere di operazioni esiste da anni. In Italia no. Il tutto per un mix di lentezza burocratica e inadeguatezza dei sistemici telematici di negoziazione. Eppure, come spiegano fonti del Tesoro, le prime prove sono iniziate «almeno un anno fa». Le prime operazioni sotto forma di test, invece, risalgono a tre settimane fa. Oggi però è arrivata la comunicazione ufficiale e il primo round di liquidità. Sono stati erogati 1,98 miliardi di euro a fronte di 5 richieste per un totale di 11,5 miliardi. In pratica, come spiegano fonti bancarie, le prime cinque banche italiane, da Intesa Sanpaolo a UniCredit, hanno chiesto accesso alla liquidità overnight sganciata dal Conto disponibilità del Tesoro presso Banca d’Italia. «Vediamo come va nei prossimi giorni, non possiamo certo soddisfare tutte le richieste degli operatori, ma almeno è qualcosa», ha detto a Linkiesta un funzionario del Tesoro in via confidenziale. In effetti, nemmeno il ministero dell’Economia si sarebbe attesa una richiesta di 11,5 miliardi di euro per un finanziamento overnight.
La ragione è da ricercare nel crescente aumento dei costi del funding per le banche italiane. Colpa soprattutto delle scelte di portafoglio dei Money market fund (Mmf) americani, storico pilastro di liquidità del sistema interbancario mondiale. Fra aprile e agosto hanno tagliato i fondi destinati all’Europa in modo rilevante, passando da 900 a 360 miliari di dollari. Secondo l’ultimo rapporto di Fitch, attualmente i fondi sono pari a 160 miliardi di dollari, in costante diminuzione. Grazie all’OPTES, il Tesoro può sopperire alla funzione dei Mmf, ma non è abbastanza. Di qui, la richiesta di attivazione dell’Emergency liquidity assistance, che dovrebbe essere evasa entro il 9 dicembre. Il tutto in attesa di un piano strutturato per il salvataggio dell’eurozona.  


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