Buone notizie: troveremo il coraggio di cambiare tutto

Quelli che hanno mollato il lavoro sicuro, quelli che vivono lontano dalle città. Quelli che partono, per girare il mondo con uno zaino in spalla, e quelli che restano: per difendere l’acqua pubblica o per bloccare inceneritori, super-treni inutili e palazzine abusive. La crisi? E’ dentro di noi, innanzitutto: sta nel modello avvilente che abbiamo accettato o subito, e che ci tiene prigionieri: prima crolla, e meglio sarà per tutti. Perché l’Italia, quella vera, ha fame di trasparenza, giustizia, fiducia. C’è una gran voglia di futuro autentico. E la prima missione è semplicissima: raccontarlo. Idee e soluzioni pratiche per cominciare a cambiare davvero, nonostante il desolante spettacolo dell’attualità. Strano ma vero: il cambiamento è possibile, e qualcuno l’ha già intrapreso.
Daniel Tarozzi, 34 anni, romano, giornalista e videomaker con in tasca una tesi di laurea sul web-giornalismo d’inchiesta, guida da un anno Daniel Tarozzi, direttore de "Il Cambiamento"l’esperimento de “Il Cambiamento”, webmagazine con punte di 15-20.000 lettori al giorno, confezionato da una pattuglia di giovanissimi sorretta da Paea, associazione nata negli anni ’90 per sviluppare progetti alternativi per l’energia e l’ambiente. Efficienza energetica, bioedilizia, nuovi stili di vita: come anticipare i tempi, portando in Italia temi come le Transition Town, la decrescita, la permacultura, l’agricoltura sinergica. Per Daniel Tarozzi, che nel 2004 aveva “scaldato i motori” con la pubblicazione del suo primo magazine info-ecologista, “Terranauta”, è stato decisivo nel 2010 l’incontro con Paolo Ermani, presidente di Paea: «Oggi ci troviamo insieme, nel tentativo di dare voce a questa Italia che non ha più voglia di parlare a vuoto, ma vuole cambiare le cose concretamente».
Teoria e pratica, rivoluzione culturale in due mosse: prima l’informazione, poi l’azione. «I miei lettori – racconta Daniel – chiedono soluzioni concrete per cambiare le cose, vivere in modo diverso e più autentico, più sano. C’è tanta rabbia, tanta frustrazione. Le notizie che quotidianamente ci ammorbano non fanno che fomentarla». Colpa, anche, della stampa generalista: «Non sta capendo quasi niente di quanto sta accadendo. Si parla di Tav, ad esempio, ma mai arrivando al nocciolo della questione. E così con il tema dell’energia, il falso mito delle rinnovabili, la ricerca di soluzioni magiche o taumaturgiche per far “ripartire la crescita”. Ma la “crescita”, per fortuna, non ripartirà mai. Pena la distruzione definitiva del nostro ecosistema». Se giornali e tv zoppicano, almeno c’è il web: «E’ l’unico spazio La protesta No Tav della valle di Susaveramente libero a disposizione, insieme forse a qualche radio. E noi stiamo finalmente cominciando a coglierne le potenzialità».
“Il Cambiamento” ci prova. Obiettivo: utilizzare la Rete in modo sinergico, moltiplicando i contatti diretti fra gli utenti. Oltre all’informazione, il webmagazine sulla “transizione” che ci attende offre due grandi aree di confronto, la “formazione” (nuovo sapere condiviso, fondato sulle “buone pratiche” per il cambiamento come autoproduzione e autocostruzione, dai pannelli solari all’orto in casa) e l’area “incontri”, per creare un network: «Mettiamo in rete persone, aziende, associazioni, singoli e gruppi che vogliono agire per cambiare». Anche così si finisce per archiviare tante chiacchiere del passato: «Destra e sinistra, pubblico e privato, vecchie contrapposizioni: l’80% dell’informazione racconta un mondo che non c’è più». La vera crisi? «Non è quella delle borse o della finanza, ma è quella delle risorse primarie, sempre più irrimediabilmente danneggiate, della biodiversità, della qualità dell’aria, dell’acqua e del cibo. La crisi di un modello che, prima fallirà definitivamente, prima ci permetterà di andare oltre».
Soluzioni dall’alto? Non pervenute. «Ok, non è vero che i nostri politci “sono tutti uguali”: alcuni sono peggio di altri», concede Daniel. «Però la visione che accomuna tutti, da Bossi a Vendola, da Alfano a Di Pietro, è quella della “crescita”. Vuoti slogan per una politica vuota». Il peggiore di tutti? Barack Obama. «E’ il personaggio pubblico che mi ha deluso di più. Ma l’errore è stato mio: per l’ultima volta, infatti, avevo ceduto alla tentazione di credere che qualcuno da fuori potesse cambiare le cose». Molto meglio le esperienze locali. Le Transition Town, ovvero: costruire un altro modo di vivere la città. Esempio: Berlino. «E’ immensa, eppure ci si muove a piedi o con i mezzi pubblici, e le strade sono inondate di giovani». In Italia, oltre alle crociate etiche di Beppe Grillo, brilla l’impegno dei Comuni Virtuosi, ma Barack Obamaanche «la battaglia quotidiana di chi “fapolitica” facendo semplicemente la spesa, cambiando le proprie abitudini».
Ecologia, economia, ambiente: diverse facce della stessa medaglia. Come società, salute, alimentazione. «Parli di petrolio e finisci in mezzo a unaguerra, tocchi il tema dei diritti civili e ti si spalanca l’orizzonte della geopolitica, ma intanto esplode la centrale nucleare di Fukushima. Non si scappa: è tutto collegato. Ieri si diceva: informazione ecologista. Oggi, ammettianolo, è diverso: è in gioco il nostro futuro, la nostra dignità di cittadini del mondo e la nostra sopravvivenza sulla Terra». La vera rivoluzione? Scoprirlo, ogni giorno.
«Se avessi i pieni poteri, obbligherei tutti ad essere consapevoli, anche solo per un attimo, di cosa si nasconde dietro alle nostre azioni: il sangue e laguerra dietro la benzina, la morte e la distruzione dietro la plastica, la sofferenza e il dolore dietro la carne d’allevamento. E lo sfruttamento delle persone, dei bambini e dell’ambiente, che si nasconde dietro ai prodotti super-economici. Con la consapevolezza, cambierebbe tutto». Eppure, secondo Daniel Tarozzi c’è qualcosa di ancora più forte della denuncia: «Non dico che queste notizie non vadano date. Ma, fidatevi: la vera “eversione” è la buona notizia, il caso positivo, la storia di chi ce l’ha fatta. La prova che il cambiamento è davvero possibile, e comincia da noi».

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