Politici, mafia e imprese: la super-cricca dell’alta velocità

Mentre si stava realizzando la linea dell’alta velocità tra Napoli e Roma, cominciavano a scoppiare una serie di bombe messe dalla criminalità organizzata lungo il percorso. E quindi chiamai i capi della criminalpol, dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia, per dare loro un incarico: accertare quali imprese erano impegnate nell’alta velocità e se, dietro queste, c’erano imprese della mafia e della camorra. Alla fine di questa lunga indagine, durata due anni, mi venne prospettato quest’imbroglio dell’alta velocità. Un grande imbroglio, descrittomi in rapporti molto dettagliati, nei quali si diceva che il governo – non si sa perché – aveva misteriosamente scelto tre general contractor, che poi erano degli enti che si prendevano i soldi senza fare nulla: l’Iri, l’Eni e la Fiat.
Questi tre general contractor non facevano niente; solo, si prendevano il 20% della somma destinata dal ministero del Tesoro, cioè da noi, per la Romano Prodicostruzione dell’alta velocità. Che facevano, poi, questi tre general contractor? Appaltavano i lavori ad imprese che erano sempre le stesse. Ma anche queste imprese non facevano niente: non avevano operai né niente, ma prendevano un altro 20% (e così arriviamo al 40%). A questo punto, si davano appalti e subappalti a imprese della camorra e della mafia, ma nemmeno le imprese della camorra e della mafia facevano niente: si prendevano pure loro la tangente, un altro 20% (e siamo arrivati al 60%). Ecco come si arriva a moltiplicare: di una somma di 10.000 miliardi [di lire], 6.000 andavano a finire in tangenti legalizzate.
Così siamo arrivati alle imprese della mafia e della camorra – ma imprese della mafia significa Totò Riina, i corleonesi, perché in questa inchiesta poi sono subentrati anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: si erano accorti che negli appalti c’erano molte imprese della criminalità organizzata, che non avevano operai ma subappaltavano a loro volta i lavori ad altre imprese, con appalti “a cascata”, fino a quando poi non si arrivava ai “padroncini”, cioè a piccole imprese che – con il 10% dell’intera torta – dovevano realizzare i lavori. Quindi, spariva il 90%. E non lo dico io: stava scritto nei rapporti dei carabinieri, della polizia e della guardia di finanza, con nomi e cognomi di personaggi. E il 10% doveva servire a fare questi lavori. Ma il 10% non bastava, per cui molti si chiedevano: com’è possibile, hanno destinato 10.000 miliardi e i soldi non bastano? Già, perché il 90% andava a finire a uomini politici, alla Fiat che non faceva niente, all’Iri (di cui Lorenzo Necciil presidente poi è diventato Prodi, prima di diventare presidente del Consiglio).
E chi era il deus ex machina, l’uomo diabolico di tutta questa invenzione? Era la buon’anima di Lorenzo Necci. Il quale ebbe l’idea di chiedere al governo di stanziare una certa somma per la realizzazione dell’alta velocità. Poi ha nominato due enti, per controllare se l’alta velocità funzionava bene. Ricordiamo: i general contractor erano Fiat, Iri ed Eni. Cosa ha fatto Necci? Ha nominato un “garante dell’alta velocità”. Chi era? Romano Prodi. Lui doveva fare i lavori, e controllare se i lavori erano fatti bene: controllore e controllato, conflitto d’interessi. Non solo. Necci ha poi nominato un “comitato nodi” per l’alta velocità – “comitato nodi”, una di quelle cose inventate di sana pianta – e chi faceva parte di questo “comitato nodi”? Susanna Agnelli.
Quindi, cosa dovevano fare questi due enti, inventati dall’immaginazione di Lorenzo Necci? Dovevano controllare la compatibilità ambientale dell’alta velocità, la compatibilità col territorio. Per una questione di coscienza, dico: qui la cosa deve essere discussa nella Commissione Antimafia.  Non vi sto a dire tutte le pressioni che ho avuto da tutte le parti; sono arrivato in Commissione Antimafia e sono scomparsi tutti quanti. La mafia e la camorra non è che facessero la lotta per ricevere gli appalti: facevano un accordo. Perché l’Iri che cos’è? L’Iri è lo Stato. Allora ho detto: qui non è che abbiamo un rapporto conflittuale tra criminalità organizzata e la mafia; qui abbiamo un vero e proprio accordo. Cioè, la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta non Susanna Angelli con Montezemolosono l’anti-Stato, ma un soggetto accettato, temuto, riconosciuto e rispettato dallo Stato.
L’ho detto, questo, nel corso del mio intervento. Stavo lì, con questo rapporto, preparato non solo da me ma dai magistrati che erano nella Commissione Antimafia. Allora a un certo punto cos’è successo? Improvvisamente hanno sciolto la legislatura, dopo due anni. Vi dico la verità, a distanza di tempo: secondo me l’hanno sciolta per evitare l’imbarazzo.
Insomma, alla fine io mi sono trovato sotto il tiro incrociato della sinistra, del centro e della destra. L’unica che si salva, in questa vicenda, è Rifondazione Comunista – lo devo dire: non perché lo dico io, ma perché l’hanno detto i carabinieri. Tutti mangiavano, in questa pappatoia, in questa greppia. Allora, sono rimasto sconvolto. Ho preso questa relazione, e cosa è successo? E’ successo che non la si è discussa. Allora l’ho portata dal futuro presidente del Consiglio: sono andato da Prodi, per metterlo in guardia. Be’, Ferdinando Imposimatolui era seduto. E mentre io parlavo, sprofondava sempre di più nella sedia, fino a scomparire del tutto.
Come mai da noi l’alta velocità costa 4-5 volte quel che costa in Francia o in Spagna? Attenzione: pure là si prendono le mazzette, però hanno il senso della misura. Come mai della mia denuncia si sono occupati il “Times”, “Le Monde”, “Le Figaro”, giornali tedeschi, e nessun giornale italiano? Per forza, tutti i giornali italiani erano controllati dalle imprese che prendevano le mazzette dell’alta velocità: a cominciare purtroppo dalla Fiat, che controlla il “Corriere della Sera”, l’Ansa e “La Stampa”. Questo io l’ho detto, e nessuno mi ha querelato: mi hanno annunciato diecimila querele, ma non ne ho ricevuta nemmeno una.
Alla fine, la morale della favola è questa: o voi difendete l’ambiente con tutte le vostre forze – cosa che voi [della valle di Susa] state facendo, per cui mi compiaccio con voi – oppure non troverete altri. Purtroppo, si cerca prima di tutto di separarvi e dividervi, poi si cerca di far passare l’idea che l’alta velocità procura benessere e lavoro. Non è vero.
(Ferdinando Imposimato, sintesi dell’intervento pubblico pronunciato ad Avigliana in valle di Susa l’11 giugno 2007 per la presentazione del libro “Corruzione ad alta velocità”).

Commenti