Lettera aperta a Michele Santoro: no euro per te! – Femminismo a Sud


Gentile Michele Santoro, ho appena ascoltato il suo intervento in video e volevo dirle che non le manderò un soldo. Potrei dirle che è perché sono precaria, economicamente impossibilitata, potrei dirle mille cose e tutte probabilmente corrisponderebbero comunque a verità ma se anche avessi soldi, un lavoro stabile e risorse infinite non le darei un solo euro.
Dirla così di botto può sembrarle un po’ avventato e allora glielo spiego perché su questo blog abbiamo tentato di ragionarne mille volte.
Se qualcuno avesse da dare dei soldi bisognerebbe darli a chi ci garantisce uno spazio davvero libero per comunicare, perché il suo ragionamento poteva forse andare bene finché si muoveva dentro uno spazio di monopolio dove persino lei aveva l’ardire di pensarsi un rivoluzionario. Ma su internet la faccenda è un po’ diversa. Lei qui trova tanti progetti liberi, tante persone che quotidianamente realizzano una comunicazione alternativa e che decostruiscono ogni forma di pensiero indotto, incluso il suo.
Lei qui ha sicuramente un pubblico di persone che la considerano un santo, perché l’idea che hanno di lei è di un eroe virile al quale bisogna credere per fede, tant’è che è quasi impossibile proporre ai suoi fan un pensiero critico che subito si distinguono per tendenza al linciaggio. Poi però c’è molto altro, persone che di lei non sanno cosa farsene perché considerano la sua comunicazione funzionale ai poteri, anzi pericolosa perché favorisce la mercificazione delle idee e delle lotte e fagocita, banalizza e canalizza proteste e indignazione indirizzandole verso direzioni che sono quelle solite fatte di pensieri affini alla destra liberale, un po’ di Travaglio, un po’ di giustizialisti, un po’ di Rutelli, un po’ di Fini, comunque di antiberlusconiani che non propongono politiche alternative ma che piuttosto sono inclini a criminalizzare ogni forma di ribellione che esce fuori da quel contesto.
Lei ha una pesante responsabilità, che evidentemente non si assume anzi pretende riconoscimenti e ancora si propone in quanto vittima di una persecuzione, lei che ha censurato progetti e idee, figure politiche non affini e soggetti della sinistra, quella vera, che accettava in studio solo sottoforma di intervento del giovane ribelle, che si rivolge agli adulti, gli altri, i moderati, dopo una presentazione della sua velina parlante che lei, Santoro, ha sempre la gentilezza di far rappresentare ad una figura di donna comunque relegata ad un ruolo marginale, finanche decorativo.
E in quanto alle altre donne che ha avuto la cortesia di fare intervenire in studio erano sempre e soltanto funzionali all’antiberlusconismo perché nel suo “servizio pubblico” le donne hanno diritto di parola solo se sono puttane che danno addosso al premier o donne che si dicono indignate per lo stato della moralità del paese. Sante e puttane, le altre non le ha mai ascoltate. E poi vorrei capire perché mai dovrei pagare uno spazio in cui non si è MAI parlato di violenza contro le donne, di criminalizzazione delle lesbiche, neppure di donne migranti che finiscono per fare le badanti o le prostitute, quelle che però non usa invitare in studio perché per lei la puttana degna di parlare al microfono è solo quella che afferma di aver avuto rapporti con il premier.
Ma c’è dell’altro.
C’è che lei pratica un giornalismo che ha assunto la forma di un partito senza averne legittimità. Quando mi chiede soldi lo fa per farmi sostenere una linea politica precisa, con le sue arene che mi ripropongono la faccia di Travaglio, l’altro eroe virile di questo tempo fumoso in cui uno di destra diventa il mito di gente di sinistra che dopo gli “anche no” di Veltroni si presentasse Mussolini con il suo piglio deciso applaudirebbe pure quello.
La sua visione della comunicazione è pregna di parzialità. Sarebbe onesto dirmi come si chiama il suo partito e quali sono i suoi punti di programma perché non è corretto chiedermi di consegnarle il patentino dell’imparzialità televisiva, perché lei è parzialissimo e la sua parzialità esclude anche me.
Quello che lei pratica è un giornalismo che agisce nella stessa modalità di quel giornalismo vendicativo, che di vendetta in vendetta, mira ad affondare l’avversario a suon di scheletri tirati fuori da ogni armadio. Mette di fronte a scontrarsi due branchi di bestie feroci. E la folla che si spertica in applausi è ridotta a semplice tifoseria. Il suo è un genere di giornalismo che non forma alla partecipazione piuttosto educa a restare a bordo campo, sugli spalti.
Lei non fa comunicazione “pedagogica” nel senso buono del termine. Non spiega e non racconta come la comunicazione induce ideologie. Non offre alle persone l’opportunità di farsi una propria idea sulle questioni che lei tratta. Propone una sua versione dei fatti, sostiene che sia l’unica corretta e divide il mondo in bianco e nero, in buoni e cattivi, cavalcando le dicotomie e indicando al pubblico un nemico da linciare. Un nemico contro il quale è scesa tanta gente in piazza perfino il 13 febbraio, giornata a cura di alcune donne che usano il suo stesso codice di comunicazione e che mentre lo fanno mi escludono dalle lotte che io porto avanti da sempre schiacciandomi in una dimensione che non mi rappresenta.
Che dire poi dei personaggi che si porta dietro, come Travaglio, di destra, giustizialista, non libertario, autoritario, forcaiolo, guerrafondaio, anche lui come Saviano schierato contro i palestinesi e favorevole all’operazione Piombo Fuso, sufficientemente sessista da usare la violenza sulle donne nei suoi interventi da primo della classe solo per strappare una risata e per dimostrare assiomi e teorie contro Berlusconi. Sparito Berlusconi sparisce anche lui.
Dovessi dare dei soldi li darei a Vauro che ancora mi chiedo perché mai resta a farle da contorno, ma questa è un’altra storia. In generale credo che di motivi per non darle neppure un euro posso rivendicarne tanti e credo di non essere la sola a pensarla in questo modo. Perciò utilizzerei il metodo Saviano degli elenchi per invitare altre persone a postare tra i commenti l’elenco delle ragioni per cui non le darà soldi.
Certa della sua comprensione le porgo i miei più distinti saluti.
Cordialmente

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