La Terza Rivoluzione Industriale di Jeremy Rifkin riparte da Roma

Jeremy Rifkin a Roma
La piccola vacanza romana di Jeremy Rifkin è stata molto più intensa di quello che si poteva supporre. Il guru eco-economista statunitense non è venuto a Roma solo per farci la lectio magistralis sulla sostenibilità, in occasione dell’uscita del suo libro “La Terza rivoluzione industriale”.
Ha cominciato martedì scorso a distribuire premi dono al Tri Awards, riconoscimenti per l’impegno a sostegno della Terza Rivoluzione Industriale promossa dal Cetri-Tires (Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale). Fra gli insigniti, oltre al fedelissimo professore (già preside della facoltà di Architettura di Roma La Sapienza) Livio De Santoli, un emozionato e redivivo Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente.
Quindi ieri mattina è stato ricevuto con tutti gli onori da Alemanno, al Campidoglio, anche per fare un punto sul famoso Master Plan di sviluppo per una capitale autosufficiente e sostenibile.
Jeremy Rifkin a Roma Jeremy Rifkin a Roma Jeremy Rifkin a Roma Jeremy Rifkin a Roma
Qualcuno comincia a sospettare che dietro questi giri di valzer fra elementi così apparentemente lontani, ci sia più di una convergenza di vedute esclusivamente socioecologiche. Aggiungete la questione politica nostrana, in gravidanza isterica da quasi un anno per il parto partitico di un terzo polo, magari trasversale, sicuramente (e necessariamente) attento ai voti del referendum su nucleare ed acqua pubblica.
Alemanno, sindaco di Roma che vuole le Olimpiadi, ingegnere ambientale e quel che resta dei Verdi italici sembrano più una formazione per il fantacalcio che altro, ma le parole di Rifkin di forte contenuto politico, lasciano aperta qualsiasi teoria, che potrebbe prevedere l’ingresso trasversale anche di imprenditori carimastici:
In Italia ci sono troppi ostacoli all’interno del sistema politico e di quello industriale, ma il vostro Paese, insieme alla Germania può guidare questo nuovo movimento, per due motivi: avete le Regioni, che sono molto potenti, e il movimento delle piccole e medie imprese più creativo del mondo
Jeremy Rifkin a Roma Jeremy Rifkin a Roma Jeremy Rifkin a Roma
In serata, comunque, al Teatro Valle occupato e pieno, quello che doveva essere l’incontro in gran segreto (a porte chiuse senza pubblico!) con noi blogger è stato invece una grande assemblea aperta al pubblico dove di fatto, dopo aver “ricaricato le pile”, sic!) Jeremy e il suo team ci hanno di nuovo spiegato come e perché dobbiamo credere nella rivoluzione.
Per carità, i primi ad essere sollevati dal ruolo di cospiratori rivoluzionari siamo stati proprio noi, presunti esponenti della controinformazione del popolo della Rete. Anzi, diciamola tutta, questa nuova mossa di marketing comunicativo (già vissuta con Al Gore) per cui veniamo convocati stile “carbonari” per essere informati di cose che rimbalzano in ogni agenzia e redazione ci comincia un po’ a stufare. Non siamo una categoria, per fortuna.
Rifkin ha quindi tenuto la sua ennesima lezione, con passione e cuore, dopo aver tenuto a ringraziare la giovane platea per la giornata internazionale del 15 Ottobre. Ebbene, anche qui, leggero brusìo in sala. Pur condividendo il senso delle parole dell’americano (Dove sono i giovani? Congratulationes), e della potenziale forza generazionale della missione, un sospiro da lacrimogeno urticante ha percorso rapidamente la sala che ricordava quel pomeriggio in città.
In effetti pare ci sia stato un incontro anche con una sorta di rappresentanza degli indignados romani, ad ogni modo, Rifkin ha poi insistito nella spiegazione teorica dell’attuazione della 3a Rivoluzione.
Partendo dai danni della storica scelta petrolifera e dal suo prossimo esaurimento (dovuto anche ai problemi logistici oltre che dall’irruzione cinoindiana alla poppa da succhiare), passando attraverso i visibili e drammatici cambiamenti climatici dovuti all’aumento della temperatura, Rifkin prevede un estinzione di massa del 70%. Ma come dice sua moglie stiamo qui a scrutarla “come se fossimo addormentati”.
Cosa fare allora? La grande Rivoluzione deve costruirsi sul piano reciproco di due modelli innovativi. Quello energetico delle fonti rinnovabili e quello della comunicazione globale. L’elemento importante di entrambi questi modelli è il loro decentramento. Essi non vengono imprigionati da una logica distributiva centralista. Anzi, l’esatto contrario. Ecco perché Rifkin parla di “Potere Laterale”, quello appunto di Internet, che ha dimostrato come è il 99% ha condurre l’informazione e lo scambio, non quel 1% di privilegiati che gestiscono ancora il sistema centrale.
I cinque pilastri di questa nuova ricostruzione socioeconomica: 1 - L’uso delle energie rinnovabili, energie distribuite, che si trovano in ogni giardino, completamente diverse dal petrolio e dai combustibili fossili, che invece sono energie specifiche. 2 - La conversione degli edifici in piccole centrali elettriche, proprio attraverso le rinnovabili, intervento che creerà migliaia di posti di lavoro (cita Jobs e la microinformatica ora di largo consumo). 3 - Lo stoccaggio di energia verde con l’idrogeno. 4- La creazione di una rete energetica di nodi interconnessi, simile a Internet. 5- Il trasporto e l’utilizzo di veicoli elettrico e a idrogeno.
Tutte misure devono essere però strettamente collegate. Rifkin ama un’altra analogia, quella della crisi delle grandi compagnie musicali contro il file sharing, l’errore di percorrere la propria strada in solitaria, tentando di conservare il ruolo del monopolio. E ci conforta nel ricordarci che la nostra (?) è già la Generazione della Biosfera. Quella della riconciliazione con l’Ambiente. Perché i bambini (anche quelli italiani?) ammoniscono i propri genitori sui consumi …
“Is not Utopia!” Insomma. La missione non sarà facile. Ce lo conferma anche, di nuovo De Santoli, che ci spiega però come tutto ciò che abbiamo ascoltato già esiste, basta informarsi. Di come dovremmo smettere di gestire anche un incontro così tra cattedra-palco ed assemblea-coro muto. Di Wikipedia orizzontale contro l’obsoleto Illuminismo verticale. Eppure le domande non si riescono proprio a fare, ci sarebbe da notare, ma non si riesce ad alzare la mano.
Che poi tutto sia ancor più difficile lo si intuisce anche dall’intervento polemico di Giuseppe De Marzo di Rigas, che fa capire senza mezzi termini di essere contro la Green Economy, perché l’aumento dei consumi viene anche dalla sostituzione delle fonti. Perché non basta fare l’auto a vapore se poi si produranno miliardi di macchine o campi di pannelli solari. Ecco fatto. Se la teoria dell’emancipazione sociale vuol ribaltare totalmente il modello capitalista, si ha la sensazione che la Terza Rivoluzione, almeno in termini di giustizia sociale, parta con un po’ di consueto spaccamento già al giuramento della Pallacorda Verde.
Eppure su una cosa ci sembra che non possiamo fare a meno di condividere il parziale ottimismo di Rifkin. Siamo tutti costretti a parlarne. Per lo meno ad ascoltare. Perché il periodo di transizione è già in viaggio da un po’ e gli orizzonti sono molto più vicini di un tempo, luminosi o tenebrosi che siano.
Testo, immagini e video di RondoneR

Commenti