No Tav, due attiviste in carcere perché difendevano la Valle

attiviste no tav
Lunedì a Torino, in piazza Castello, si è tenuto un presidio di solidarietà per le due attiviste arrestate
Due attiviste del movimento No Tav in Val di Susa sono state arrestate dopo gli scontri che ci sono stati con le forze dell'ordine venerdì 9 settembre al 'finto' cantiere di Chiomonte. L'accusa sarebbe quella di "resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale". Il motivo? Le due donne erano presenti alla ennesima manifestazione per opporsi alla realizzazione della tratta ad alta velocità Torino-Lione ed una di loro, Elena Garberi, detta 'Nina', 39 anni, infermiera e volontaria del 118, portava con sé uno zainetto contenente "del Maalox, dei guanti da lavoro e una maschera anti-gas". Strumenti di difesa contro i lacrimogeni CS, altamente tossici, che da mesi ormai le forze dell'ordine utilizzano per reprimere le pacifiche manifestazioni dei valsusini contrari alla costruzione della grande opera. Secondo l'accusa questi oggetti rappresenterebbero la volontà di combattere e l'istigazione alla lotta e non quella di sopravvivere ad una violenza già esercitata dalla polizia in passato.
Così 'Nina' e Marianna Valenti - 20 anni, studentessa di Torino - da venerdì sono in carcere senza la possibilità di poter vedere amici o parenti, senza la possibilità di avere un cambio di vestiario. Le uniche persone che le due donne hanno potuto incontrare sono state gli avvocati e la consigliera regionale della Federazione della Sinistra, Eleonora Artesio, che è andata a far loro visita in carcere lunedì scorso.
"Dopo che da mesi e mesi la procura torinese si è accanita contro il Movimento NO TAV con perquisizioni, arresti, fogli di Via, denunce e avvisi di garanzia; dopo le menzogne e le ricostruzioni addomesticate dei media; dopo le dichiarazioni 'di guerra' dei politici e del ministro Maroni; ecco che, con un giorno di anticipo rispetto al previsto, oggi il Tribunale di Torino, con una decisione di chiaro stampo politico, ha convalidato l’arresto per Nina e Marianna, pur essendo incensurate" scrivono in una nota i cittadini del movimento No Tav che chiedono la repentina e immediata scarcerazione delle due donne, alla quale non sono stati nemmeno concessi gli arresti domiciliari. Lunedì a Torino, in piazza Castello, si è tenuto un presidio di solidarietà per le due attiviste che pacificamente stavano dimostrando la loro volontà a difendere la Valle da quello che è ormai definibile senza perifrasi come un grande affare speculativo ai danni della popolazione locale.
"Quello che è successo tra il 9 e il 10 settembre è l'ennesimo attacco non cercato ma subìto dai manifestanti in prossimità delle reti di filo spinato adiacenti al cantiere che non c'è" ha spiegato in un'intervista Simonetta Zandiri del movimento: "Nina aveva in borsa garze e cerotti per curare i feriti dalla polizia, non avrebbe mai pensato di essere arrestata".
Quella di Nina e Marianna, continua Zandiri, non deve passare come una condanna esemplare ma per quello che è realmente, una storia di resistenza, "la storia di due donne libere che hanno scelto di rischiare tutto per difendere i diritti che in questa parte d'Italia, come altrove, vengono calpestati da 22 anni attraverso grandi truffe che ci fanno passare come progresso e invece ci fanno tornare indietro".
Non è difficile comprendere come anche l'arresto di Elena e Marianna sia una mossa di natura politica e non giudiziaria. Ci uniamo al desiderio dei valsusini che le due donne siano rilasciate quanto prima.
Qui sotto, il video delle dichiarazioni di Simonetta Zandiri del movimento No Tav

C.B.

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