Commissione ecomafie nelle mani di Cosentino

 
Giorgio Mottola
RETROSCENA. Quasi certa la nomina a vicepresidente di un uomo di fiducia dell’ex sottosegretario: Gennaro Coronella, definito da Vassallo, «parte del nostro tessuto camorristico».

Nicola Cosentino mette le mani sulla Commissione ecomafie. Tra qualche giorno potrebbe essere nominato vicepresidente dell’organo parlamentare d’inchiesta un suo uomo di fiducia: Gennaro Coronella, deputato del Pdl e originario di Casal di Principe - proprio come l’ex sottosegretario - il suo nome compare nelle indagini sul Consorzio Ce4, la più importante inchiesta sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi nel ciclo dei rifiuti. «Cosentino, Landolfi, Bocchino e Coronella facevano parte del nostro tessuto camorristico», disse nel 2009 il pentito Gaetano Vassallo, per anni braccio economico di Schiavone e Bidognetti. Dopo le accuse del collaboratore di giustizia non sono però mai partiti procedimenti giudiziari a suo carico: il parlamentare del Pdl non è stato mai rinviato a giudizio e nemmeno indagato per i presunti rapporti con i clan camorristici.

La promozione di Coronella non arriverebbe a sorpresa. Nella Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti il parlamentare di Casal di Principe ricopre già l’incarico di capogruppo del Popolo della libertà. La sua nomina scatterebbe con il rinnovo delle cariche nelle commissioni parlamentari, che arriva metà legislatura. I due vice di Pecorella in Ecomafie oggi sono infatti entrambi dell’opposizione. Uno è l’avellinese Enzo De Luca, per il Partito democratico. E l’altro, che sarà sostituito nel prossimo giro di incarichi, è Candido De Angelis, passato dal Pdl a Futuro e Libertà e quindi espressione della minoranza. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari di centrosinstra e centrodestra, prenderebbe il suo posto “Gennarone”, come viene chiamato nelle sue terre di origine il senatore Coronella.

Ma Gaetano Pecorella, presidente della Commissione, dice di non saperne nulla: «Le nomine non le faccio io, ma il gruppo parlamentare. La responsabilità sulla scelta dei nomi quindi non è mia ma di Cicchitto e di Gasparri». Su Coronella, comunque, non pone alcun veto. «Non è nemmeno indagato, c’è semplicemente un pentito che ha fatto il suo nome. Cosa dovrebbe fare, chiudersi in casa?», taglia corto Pecorella. In realtà, si tratta più di una citazione isolata. Nell’ordinanza con cui la Procura di Napoli ha chiesto l’arresto di Nicola Cosentino nel 2009, il nome di Coronella ricorre ben 11 volte. Il rapporto tra l’ex sottosegretario e il senatore casertano è diventato sempre più stretto a partire dalla metà degli anni ‘90. Politicamente i due non dovrebbero avere molto in comune, almeno sulla carta. Cosentino si è fatto le ossa nel Partito socialdemocratico. “Gennarone”, invece, è stato un dirigente del Movimento Sociale Italiano, fedelissimo di Gianfranco Fini, ma con un profilo decisamente locale: i rapporti con il partito nazionale venivano gestiti dai suoi capicorrente Italo Bocchino e Mario Landolfi. La consacrazione politica è datata 1994.

Anno dello sdoganamento degli ex fascisti da parte di Berlusconi alle elezioni politiche. Coronella ottiene la candidatura alla Camera con l’Msi nel collegio di Casal di Principe. Ottiene 13 mila voti, 4 mila in più del candidato di Forza Italia, che era un certo Cipriano Chianese, considerato dai magistrati il fondatore delle ecomafie casalesi. E anche se non sono sufficienti per essere eletto, gli valgono la gratititudine di Fini, che prima lo nomina commissario di Alleanza nazionale a Caserta e poi l’elezione a segretario provinciale. Da quel momento in poi, la carriera politica di Coronella è tutta in discesa. Nel ‘97 è vicepresente della giunta provinciale di Caserta, nel 2000 consigliere regionale e nel 2001 conquista l’agognato seggio alla Camera con An.

Anche da parlamentare, Coronella non diventa mai una prima linea. Nel partito continua a seguire in modo pedissequo le posizioni di Landolfi e Bocchino, ma sul territorio prende ordini solo da Nicola Cosentino. A partire dalla fine degli anni ‘90, i due si trovano infatti a ricoprire la carica di segretario provinciale dei rispettivi partiti a Caserta. Insieme all’attuale coordinatore del Pdl tra il 2003 e il 2006 si trasforma in barricadero antidiscarica. Organizza e anima i presidi dei cittadini davanti alla discarica di Parco Saurino (una delle rarissime proteste in provincia di caserta) e contro la costruzione di un sito di stoccaggio di ecoballe a Santa Maria La Fossa. E ingaggia una battaglia frontale contro l’allora prefetto Corrado Catenacci, chiedendo la fine del commissariamento e l’avvio della gestione provinciale dei rifiuti.

Iniziative che avevano secondi fini precisi, secondo Gaetano Vassallo. Stando alle parole del pentito, infatti, «Nicola Cosentino insieme a Coronella incisero sul sindaco di Santa Maria La Fossa, il quale fece manifestazioni contro il temrovalorizzatore, prendendo posizione diretta contro Fibe». L’obiettivo era costringere la struttura commissariale a scendere a patti con l’ex sottosegretario, che secondo Vassallo rappresentava gli interessi di Francesco Schiavone Sandokan. «Voleva che tutto quel si faceva, doveva passare attraverso di lui. Non era infatti pensabile che la Fibe potesse realizzare un termovalorizzatore a Santa Maria La Fossa con carattere pubblico», ha raccontato ai magistrati l’ex imprenditore camorrista.

Ora proprio l’ex sottosegretario, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, tramite Coronella, potrebbe estendere il suo controllo diretto sulla Commissione Ecomafie. Quella di Coronella potrebbe infatti essere molto più di un vicepresidenza formale. È molto probabile che Pecorella nei prossimi mesi sia assorbito da ben altri impegni: secondo i bene informati sarà chiamato a lavorare alla riforma costituzionale. E già ora sulla Campania, l’organo di inchiesta parlamentare ha un comportamento strano. L’allarme è lanciato da Alessandro Bratti, membro della Commissione per il Pd: «Sulle altre questioni abbiamo lavorato abbastanza bene. Sulla regione di Cosentino, invece, andiamo molto a rilento. Ieri saremmo dovuti andare in missione ufficiale, ma è stata annullata all’ultimo momento. Eppure sulla questione campana, c’è ancora molto da approfondire sui rapporti tra politica e camorra». Critico anche Franco Barbato dell’Idv: «Non bisogna per forza aspettare le sentenze per capire che chi ha avuto rapporti con la criminalità organizzata, dovrebbe essere tenuto fuori dagli alti livelli istituzionali».

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