Chicco Testa, l’autogol di un neo-nuclearista



Chicco Testa come Pablo Picasso. Prima c’è stato il periodo verde di Legambiente, adesso quello grigio in veste di nuclearista convinto. Chi fosse rimasto lontano dall’Italia per venticinque anni, vedendoselo davanti venerdì sera in un dibattito sul nucleare si sarebbe aspettato un paladino della lotta all’atomo. E invece no, Testa era ospite di La7 come ambasciatore del nucleare: “Gli impianti hanno dimostrato di tenere botta, chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo. Vedremo nei prossimi giorni, ma sono fiducioso”, taglia corto Testa. Dopo una manciata di ore ecco l’esplosione a Fukushima.

È lo stesso Testa che nel 1987, al termine della vincente campagna referendaria anti-nucleare da lui guidata, aveva dichiarato: “Il risultato è di grandissimo interesse politico. La battaglia è stata dura per i grossi interessi in campo”. I maligni notano che una sola cosa è rimasta immutata nelle due dichiarazioni: il tono perentorio, che non ammette repliche.

Già, Testa non ama essere contraddetto, come quando le telecamere della Rai registrarono un simpatico fuori onda. Il geologo Mario Tozzi osò insinuare che qualcuno forse con il ritorno del nucleare in Italia si riempiva le tasche. Testa sibilò: “Non ti permettere di dire che io guadagno dei soldi perché ti spacco la faccia, è chiaro?”.

Chissà come ha reagito ieri Testa ai messaggi, non esattamente amichevoli, che dopo l’intervento televisivo gli sono piovuti sui suoi blog. I vecchi compagni di battaglie e i nemici del nucleare non gli perdonano la svolta a “u” dopo gli esordi ambientalisti.

Era il periodo verde, quello. Testa ne ha attraversati parecchi: dopo gli inizi nel Pci, il periodo rosso – pure se Chicco giocò sempre da fantasista sfidando l’ortodossia del partito – arrivò il periodo che si potrebbe definire rosa, con l’elezione in Parlamento con Pci e Pds.

Poi il grande salto: nonostante qualcuno gli rimproverasse la laurea in filosofia – in fondo ce l’ha anche Sergio Marchionne – e l’inglese scolastico, Testa diventa manager. Il suo pigmalione è Francesco Rutelli, compagno di tennis: il neo sindaco di Roma mette Testa alla guida dell’Acea che gestisce il gas e l’acqua nella Capitale. Nel 1996 il centrosinistra di Romano Prodi conquista il Governo e Chicco Testa va alla presidenza dell’Enel (voluto, si disse, da Massimo D’Alema). Un ambientalista alla guida di un colosso dell’energia, una scelta che fece storcere qualche naso, ma suscitò speranze. Testa restò per due mandati, accompagnato da qualche polemica sul suo stipendio (nel 2000 dichiarò un reddito di 1,8 miliardi di lire).

Poi arriva Berlusconi e Testa salta. Ed ecco che l’ambientalista-manager di origine bergamasca deve reinventarsi. Ma Testa, oltre alle indubbie capacità, ha molti amici nella politica e nei salotti, come riportano le cronache mondane. Così si butta nel business ambientale con Franco Bernabè. Nel frattempo Walter Veltroni gli offre la guida della Sta (società dei parcheggi) e poi di Metroroma.

Le visure della Camera di Commercio su Chicco Testa riempirebbero un libro: le cariche nei consigli di amministrazione, tra attive e cessate, sono 57. Si va da Rotschild ad Allianz, dal Lloyd Adriatico alla Riello, passando per la Sogin (che cura lo smantellamento delle centrali nucleari).

Non mancano imprese nel settore delle energie alternative fino alla Calabria e squadre di pallavolo. Per finire con una società agricola in compagnia di Franco Bassanini, che gestisce una tenuta vicino a Capalbio. Si chiama “La Capriola”, nome forse voluto da Testa.

Nel curriculum su Facebook, Testa si definisce Managing director di Rotschild. Un’avventura importante, sempre con Bernabè, dove Testa può far valere le sue competenze e anche la conoscenza del mondo politico.

Nel luglio 2010 eccolo assumere le inediti vesti di presidente del Forum Nucleare Italiano, organizzazione non a scopo di lucro che dovrebbe contribuire al dibattito sul nucleare. A gennaio parte una campagna informativa sull’energia atomica che si definisce “obiettiva” anche se a finanziare il Forum sono Alstom, Ansaldo Nucleare, Areva, Confindustria, Eon, Edf, Edison, Enel, Federprogetti, Gdf Suez, Sogin, Stratinvest Ru, Techint, Technip, Tecnimont, Terna, Westinghouse. Tante industrie interessate al nucleare.

Questo gli antichi compagni non perdonano a Testa, che oggi si definisce “apolide di sinistra”. Ma lui è tranquillo: il suo proverbio preferito, ricorda su Facebook, è “perdona agli altri quello che riesci a perdonare a te stesso”.

Commenti