Sotto il tappeto a Giugliano

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Giugliano (Napoli)
L'odore fetente dell'immondizia marcita brucia gli occhi e irrita le narici. Dai sacchi neri fuoriesce una sostanza strana che si disperde tra l'erba. Chissà da quanto tempo questa roba è abbandonata qui, in zona Grotta dell'Olmo, in un viottolo di campagna sporcato da una striscia di 500 metri di rifiuti, frigoriferi, lavatrici, parafanghi e schifezze varie. A poca distanza da alcune case, dove una mano arrabbiata ha piantato un cartello: "Chiunque scarica la spazzatura o è un cornuto o una puttana".
Siamo a Giugliano, una città grande e popolosa, 95 mq di superficie, 115 mila abitanti ufficiali e qualche migliaio di immigrati clandestini. Fino a vent'anni fa era considerata una località di villeggiatura. Mare pulito, buoni alberghi a prezzi accessibili. In poco tempo Giugliano è diventata la pattumiera di Napoli e della Campania, ricettacolo di ogni tipo di monnezza, legale e abusiva. E le strutture turistiche, dalle architetture vistose, arrancano svendendo feste per matrimoni e le camere ad ore. Giugliano è soffocata da 5.850.000 ecoballe stoccate a Taverna del Re, su una superficie grande come 366 campi di calcio, che solo il cielo sa dove e quando (e se) verranno incenerite dal quarto termovalorizzatore promesso da Berlusconi solo per smaltire questa immensa distesa di immondizia incellofanata, il monumento all'emergenza rifiuti mai risolta.
L'assedio a Taverna del Re
GIUGLIANO è assediata dagli autocompattatori diretti verso uno Stir che dà la precedenza alle centinaia di tonnellate di spazzatura proveniente da Napoli, che va ripulita per far fare bella figura al premier, così quella prodotta in loco resta abbandonata in strada, e sulla rete impazzano i video amatoriali che documentano i principali assi viari - via Staffetta, via Ripuaria - circondati da centinaia e centinaia di metri di sacchetti neri, e soltanto con il riavvio delle attività scolastiche si è visto qualche bobcat in azione, soprattutto nei luoghi in cui la spazzatura minacciava di tracimare nelle scuole. Giugliano è ancora ferita dalla riattivazione della discarica di Taverna del Re, per conferirvi il tal quale di Napoli nella famigerata piazzola 12, colmata fino a 10.000 tonnellate che ora stanno rimuovendo, a 50 al giorno. In barba alla firma di Bertolaso su un accordo del 2008 per la chiusura definitiva, fu riaperta ad ottobre con un'ordinanza del presidente Pdl della Provincia, Luigi Cesaro. Poi le proteste, i tafferugli, una marcia di cinquemila persone."Ma il sindaco Giovanni Pianese (Pdl) non era con noi, era all'estero per ragioni familiari" spiega Lucia De Cicco, la'pasionaria'che tre anni fa si diede fuoco per sollecitare la chiusura di Taverna del Re e che ci accompagna in questa escursione tra le vie del pattume abbandonato a cielo aperto, lasciato inspregio di leggi e decenza da sciami di piccoli camion che si beffano dei cartelli 'attenzione: zona videosorvegliata': è proprio sotto a quei cartelli che troviamo i cumuli più grossi.
La De Cicco ci parla di una differenziata scadente, di appalti per la raccolta affidati a ditte esterne, che potrebbero funzionare meglio, dell'inenarrabile violenza della monnezza spalmata ovunque. La 'pasionaria' di Taverna del Re ci manifesta la paura della riapertura di vecchie cave chiuse su un territorio che è tutto buchi, come quella di Cava Riconta, al confine con Villaricca, discarica autorizzata sino al 2004 (e nei pressi fotografiamo due carcasse di auto, come saranno arrivate sin lì?). Ma i posti dove la De Cicco ci conduce valgono più di mille parole. Uno che vale per tutti è l'area nei pressi di Cava Giuliani, zona Tre Ponti. Il Fatto Quotidiano l'aveva visitata nell'ottobre del 2009. E' uguale ad allora.
A parte la carcassa di automobile rovesciata. Che si è aggiunta a fare compagnia alla consueta striscia di mezzo chilometro di eternit e rifiuti speciali coperti da un telo bianco, che fa da cornice a due prostitute di colore che attendono i clienti sedute su sgabelli di plastica. Intorno si respira una gran puzza di bruciato. Sui roghi sempre accesi si inceneriscono pneumatici, computer, sacchi neri. L'associazione 'La Terra dei Fuochi', che manda sul Web questi falò dei veleni, ne ha censiti qui solo nell'ultimo mese una decina. Legambiente invece ha censito le discariche. I dati li snocciola il direttore campano dell'associazione, Raffaele Del Giudice:"Tra autorizzate e illegali ce ne sono 43 nel raggio di 15 kq, ben 30 in un raggio più ristretto di 5 kq con epicentro la località Tre Ponti.

Tra discarichee speculazioni

MA DI BONIFICHE, nulla, nonostante i verbali del pentito Gaetano Vassallo, che ha affermato che nel giuglianese hanno sversato sostanze che provocavano la morte istantanea dei ratti". In queste drammatiche vicende la politica dove è? A Giugliano negli ultimi anni centrosinistra e centrodestra si sono alternati al governo ma, come sottolinea Salvatore Micillo del Movimento 5 Stelle "nessuno ha mai messo in agenda la salvaguardia del territorio. La speculazione edilizia è l'unico grande business, passare da 60 mila abitanti a 120 mila in 10 anni rende l'idea di quanto cemento sia arrivato". Il fumo dei roghi si alza in lontananza. Il veleno dell'aria si aggiunge a quello della monnezza. Tutto avviene in pieno giorno a Giugliano, la pattumiera di Napoli.
Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano di sabato15 gennaio 2011

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