Italia 7 legata a Mediaset il segreto dall' inchiesta Hdc



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MILANO - «S. B. dà un assoluto benestare chiedendo di attivare l' operazione il prima possibile e garantendo di parlare con P. Silvio perché siano fornite le ore di programma concordate». è questo il passaggio centrale di una lettera di due fogli, un memorandum a uso interno finito nelle mani della Guardia di finanza di Milano. è intorno a questa lettera, dove la sigla S. B. sta inequivocabilmente per Silvio Berlusconi, che ruota un capitolo inedito delle inchieste della Procura di Milano sulle attività del gruppo Mediaset. A quelle due pagine le Fiamme Gialle sono arrivate scavando nei bilanci di un uomo che è stato a lungo assai vicino a Berlusconi: Luigi Crespi, guru dei sondaggi e della comunicazione, l' inventore del "contratto con gli italiani" siglato dal Cavaliere a Porta a Porta. Ora Crespi è in disgrazia, la sua holding, la Hdc, è finita in bancarotta. Ma il memorandum sposta all' improvviso il fuoco dell' indagine. Perché tutto, in quei due fogli, dice una cosa sola: che il gruppo di Berlusconi aveva messo le mani su una quarta rete televisiva. Una rete con cui i patti erano chiari: Mediaset forniva i programmi sottocosto, in cambio dell' appoggio giornalistico a Forza Italia e al suo leader. L' appunto è redatto da Massimo Momigliano, consulente della rete tv e padre del manager di Publitalia, Carlo Momigliano. La rete televisiva di cui si parla è Italia 7 Gold. Potrebbe sembrare strano che Mediaset si esponga direttamente per controllare una rete i cui programmi non finiscono neanche sulle pagine dei quotidiani. Ma c' è un altro documento, steso da Crespi, che spiega meglio l' interesse per l' emittente: perché Italia 7 Gold è collegata a un network in cui compaiono cinque emittenti locali che sono al primo posto negli ascolti in Liguria, Piemonte, Triveneto e Emilia Romagna e al secondo posto in Lombardia. Una finestra importante, dunque, sull' area più ricca del paese: specialmente con le elezioni politiche che si avvicinavano (il memorandum sembra portare la data del 2000, un anno prima delle politiche). E il documento mette in collegamento esplicito, quasi brutale, la vendita di programmi a prezzi superscontati con l' obbedienza della rete alla "autorità" di Mediaset. Dice il testo: «è previsto che a fronte di una importante fornitura di programmi di qualità ad un prezzo politico Italia 7 Gold mandi in onda una trasmissione tipo "Porta a Porta" a cui dare un indirizzo politico favorevole alle nostre idee. Su consiglio dell' avvocato Bonomo (presidente di Fininvest, ndr) la fornitura deve essere limitata a non più di 500 ore in ragione d' anno per evitare possibili accuse di ingerenza nelle tv stesse. Il giorno 23 giugno alle 22,30 rientrando dalla cena all' hotel Martinez, M. M. (Massimo Momigliano, ndr) propone a S. B. di sostituire la trasmissione con un commento ai fatti del giorno affidato ai giornalisti de "Il Giornale". S. B. dà un assoluto benestare chiedendo di attivare l' operazione il prima possibile e garantendo di parlare con P. Silvio perché siano fornite le ore di programma concordate». Il memorandum spiega che la trasmissione affidata al Giornale è andata effettivamente in onda, che «tutte le richieste del dr. Crespi per trasmissioni politiche sono state accolte», che da fine settembre si prevede «una trasmissione tipo "Porta a Porta"». «A fonte di ciò sono state concesse 300 ore circa di programmi di buona qualità a un prezzo mediamente inferiore al prezzo di mercato di un 30-35%». E Momigliano sollecita il gruppo a continuare lo stanziamento di programmi a favore della rete anche per l' anno successivo: «è importante avere una contropartita minima (i programmi) per potere mantenere la necessaria autorità sulle emittenti e fare loro eseguire quelle prestazioni che si ritengono interessanti ai fini comuni che insieme auspichiamo e prefiggiamo». Ma è proprio questo scambio, alla fine, a far esplodere l' operazione. Perché gli aiuti sottobanco forniti da Mediaset a 7 Gold vengono a conoscenza dei principali concorrenti della rete, Antenna 3 e Telelombardia. E sono gli amministratori di queste reti a sollevare un putiferio, minacciando Crespi di sollevare uno scandalo pubblico. Alla fine tutto viene messo a tacere con un robusto obolo che dalle casse di Crespi va a tacitare Antenna 3 e Telelombardia. Ma ora i pm Laura Pedio e Roberto Pellicano vogliono capire quanto quell' obolo abbia contribuito a mandare a rotoli Hdc. E se per caso dietro a questa operazione non sia avvenuta una sostanziale violazione della legge Mammì, quella che avrebbe dovuto impedire i monopoli dell' etere. - LUCA FAZZO MARCO MENSURATI

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