Pomigliano Acqua Pubblica, dove sono le dimissioni di Domenico De Falco?

Lavorerò per aiutare il processo di pubblicizzazione dell’acqua a Napoli dall'interno dell'Arin spa e nel momento in cui dovesse essere evidente che ciò non è possibile, non avrò nessuna difficoltà a dimettermi immediatamente”. Queste le parole di Domenico De Falco attuale Consigliere d'Amministrazione in quota Rifondazione Comunista dell'ARIN spa, società che ha la gestione idrica del comune di Napoli.
Le dichiarazioni risalgono a fine luglio 2010 quando a Pomigliano era quasi finita la campagna di raccolta firme per promuovere il Referendum abrogativo per la ripubblicizzazione dell'Acqua, promosso dai Forum Nazionali per l'Acqua. Domenico De Falco era stato per tutto il periodo della raccolta firme, uno dei referenti zonali del Forum Campano. A Pomigliano d'Arco le firme raccolte ogni domenica (quasi 1500), venivano consegnate a lui. Una delle ultime sere di luglio arriva la notizia che SeL e Rifondazione Comunista avevano chiuso un accordo con il Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino per piazzare due dei loro nel CDA dell'ARiN. Domenico De Falco era il Consigliere entrato in quota Rifondazione Comunista.
I Comitati Regionale e Nazionale si schierarono assolutamente contro. La campagna referendaria si batteva contro la privatizzazione dell'Acqua, ed era fortemente contraddittorio che i due partiti in questione, che avevano sostenuto la battaglia fino ad allora, si fossero “buttati” nel CDA di una SPA dell'Acqua. Questa scelta scellerata ricadde inevitabilmente sulla credibilità della battaglia referendaria. De Falco chiese di voler incontrare il Comitato di Pomigliano per chiarimenti: alla riunione, in qualità di suo “scudiero” c'era anche Tommaso Sodano che era ed è uno dei “maggiori” esponenti di quello che resta di Rifondazione Comunista, nonché Consigliere Provinciale. Non ci sarebbe da meravigliarsi se l'accordo per far entrare Domenico De Falco nell'Arin l'avesse chiuso proprio lui. Anche perché guarda caso De Falco era stato candidato alle ultime elezioni provinciali di Napoli, in una lista che sosteneva proprio Tommaso Sodano Presidente: i casi della vita. Facendo un sunto delle loro spiegazioni che tra l'altro nessuno aveva chiesto, ci dissero che le cose si potevano cambiare dall'interno, che la Iervolino aveva dato piena certezza per la conversione dell'Arin in società di diritto pubblico e che se entro 5 mesi non cambiava nulla, De Falco si dimetteva.
Non c'abbiamo mai creduto ma ad ogni modo siamo arrivati alla resa dei conti: a fine ottobre, la giunta comunale di Napoli aveva approvato una delibera che affidava a un gruppo di lavoro il percorso di trasformazione dell'Arin. Il gruppo si è perso strada facendo. A metà dicembre poi la Corte Costituzionale ha stabilito che in materia di mercato le leggi le fa lo Stato e non le Regioni. Il comune di Napoli ha subito fatto marcia indietro e il 14 dicembre avrebbe già messo ai voti una nuova delibera che trasforma l'Arin in ente privato a controllo comunale, imponendo la graduale cessione annuale ai privati del 40, 60, 70 per cento.
Di fronte a questa scelta Alex Zanotelli e l'avvocato dei Comitati per l'Acqua Maurizio Montalto, sono insorti. Il Comitato Campano è già sul piede di guerra. La sentenza secondo il legale non avrebbe effetto per la nostra regione perché non è tra quelle che avrebbero presentato il ricorso. Ad ogni modo il Comune di Napoli non c'ha pensato due volte prima di fare marcia indietro (non che prima avesse fatto qualche passo avanti!).
Anche un bambino ormai ha capito che non sarà certo dall'interno dell'Arin che cambierà qualcosa, perchè è proprio lì che ormai non ci sono più (o non ci sono mai stati) ne la volontà politica ne i presupposti giuridici. Forse è arrivato il momento che Domenico De Falco e il suo stipendio da Consigliere d'Amministrazione di 3.000 € al mese e la base del suo partito di riferimento Rifondazione Comunista, presentino le dimissioni dal CDA.

Commenti