Scandalo all’arsenico

Rossella Anitori
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SALUTE. La Commissione europea boccia il 28 ottobre scorso la richiesta di deroga sull’acqua potabile presentata dal governo italiano. Che ancora tace. Oltre 128 Comuni coinvolti. La denuncia dei Comitati.
La decisione è del 28 ottobre 2010, quando la Commissione europea ha respinto la richiesta di deroga ai limiti di legge inoltrata dall’Italia per la concentrazione di arsenico presente nell’acqua destinata ad uso potabile. Ma a tutt’oggi il governo italiano fa finta di niente. E oltre un milione e mezzo di cittadini continuano a bere acqua contaminata oltre i limiti di legge. Il provvedimento della Commissione europea riguarda 91 Comuni del Lazio tra le provincie di Roma, Viterbo e Latina, 8 Comuni in Lombardia, 10 in Trentino-Alto Adige e 19 in Toscana. L’acqua che esce dai rubinetti di questi 128 Comuni contiene arsenico oltre la soglia di 10 microgrammi per litro. Si tratta di una sostanza che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità e il Comitato scientifico europeo può comportare seri rischi sanitari, «in particolare alcune forme di cancro».

Sono passate due settimane da quando l’Europa ha siglato il documento. Ma in Italia non è stato ancora dato l’allarme. Le istituzioni dicono di non sapere nulla. Eppure quello dell’acqua all’arsenico è un segreto di pulcinella. Basta digitare il codice C(2010)7605 per vederlo comparire nel registro dei documenti dell’Unione europea. Al ministero della Salute, invece, rimandano la risposta di giorno in giorno, l’assessorato all’Ambiente della Regione Lazio è occupato in altro e il dirigente della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma dice di non avere ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. In Italia, tutto tace. Silenzio anche a Velletri, Comune alle porte di Roma dove la concentrazione di arsenico registrata nelle acque dalla Asl locale avrebbe addirittura superato i 50 microgrammi/litro.

Quella dei 50 microgrammi è la soglia massima consentita dalla deroga regionale in attesa della risposta dalla Commissione europea. Che è già stata assunta e, come abbiamo visto, sancisce che l’acqua di Velletri non è potabile. Il sindaco a tutt’oggi non ha emesso alcuna ordinanza per vietare l’utilizzo della risorsa idrica e si è giustificato dicendo che ha «ricevuto le analisi solo un mese dopo i prelievi» e che da Acea, la multiutility romana che gestisce la rete, ha ricevuto assicurazioni riguardo il  contrario. E che «forse - aggiunge - di è trattato solo di un caso».

L’arsenico non è un problema nuovo nel Lazio come in altre parti d’Italia. Sono ormai quasi 10 anni che il nostro Paese ha recepito la direttiva europea che impone la riduzione di questo pericoloso inquinante nelle acque destinate a uso umano, ma fino ad oggi le istituzioni hanno scelto la strada della deroga e chi doveva intervenire, ammesso che lo abbia fatto, non è riuscito a produrre il risultato sperato. Nel documento messo appunto dalla Commissione europea si legge chiaramente che l’arsenico è tra quelle sostanze, i cui valori elevati sono accettabili, «senza rischi per la salute, solo per un periodo limitato di tempo» e che è necessario adottare «misure specifiche per la protezione di neonati e bambini fino a 3 anni di età». La bocciatura della richiesta di deroga è netta: le «prove scientifiche» raccolte sconsigliano di superare, peraltro temporaneamente, il limite dei 20 microgrammi per litro. Altro che i 50 chiesti dal governo italiano.

I cittadini riuniti nei Comitati per l’acqua pubblica di Velletri, Aprilia e il coordinamento dei Castelli Romani giudicano «estremamente grave che la notizia sia stata nascosta per quasi venti giorni, mentre la Regione Lazio e le Asl cercavano goffamente di rassicurare la popolazione». E dicono basta alla mancanza di trasparenza su questioni che riguardano la salute dei cittadini. «Sono anni che chiediamo alle Asl le analisi delle acque e ci vengono negate per futili motivi, mentre le nostre richieste di informazioni alla Regione Lazio circa i piani di rientro sono state per mesi ignorate». I comitati chiedono ora «l’immediata pubblicazione» di tutti i dati sulla qualità delle acque, di poter partecipare agli incontri tra le Asl e i Sindaci e che i gestori rispondano in prima persona ed economicamente rispetto ad eventuali piani di rientro non rispettati.

Quali sono le opere che le istituzioni hanno messo in cantiere nell’eventualità che l’Europa, come a fatto, rispondesse negativamente alla richiesta di deroga, per garantire l’acqua potabile alla popolazione? Come verrà affrontato l’impatto di un provvedimento del genere per l’industria alimentare? Dagli stessi Comitati arriva anche la richiesta dell’immediato avvio di una indagine epidemiologica sulla popolazione colpita dall’eccesso di arsenico: «Parlare ancora di emergenza per coprire il mancato rispetto di una legge del 2001 che applicava i parametri europei sulla qualità dell’acqua è irresponsabile e politicamente grave». 

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