Oltre a definire come e quanto inquinano gli abitanti delle città italiane, il Rapporto Cittalia 2010 fornisce i dati relativi alla percezione del problema ambientale da parte dei cittadini e ai comportamenti che influiscono su di esso. Dall’esame di questi dati partiremo per proporre soluzioni concrete di cambiamento.
di Francesco Bevilacqua
Il Rapporto Cittalia 2010 fornisce i dati relativi alla percezione del problema ambientale da parte dei cittadini e ai comportamenti che influiscono su di esso
Questo è molto importante poiché, come abbiamo visto, buona parte delle emissioni sono dovute a piccole cose, come per esempio la cattiva gestione del riscaldamento domestico, il consumo eccessivo di elettricità o l’uso sconsiderato dell’automobile, tutte azioni riconducibili a cattive abitudini che spesso non ci rendiamo neanche conto di avere. Un buon incentivo per prenderne finalmente coscienza potrebbe consistere nel quantificare i danni ambientali che questi comportamenti errati provocano e lo studio dell’ANCI serve proprio a questo.
Molto opportunamente, il rapporto propone anche una statistica sul livello di percezione da parte dei cittadini dei problemi legati all’inquinamento da CO2, ed ecco cosa emerge. In generale, un po’ dappertutto la consapevolezza delle problematiche ambientali e soprattutto della rilevanza che può avere su di esse una modifica dei comportamenti di ciascuno di noi è elevata: la percentuale dei cittadini che ritiene che cambiare stile di vita possa avere una ricaduta positiva sull’inquinamento e sulla salvaguardia dell’ambiente è quasi dappertutto intorno al 90%, con punte del 94% a Venezia. Solamente a Milano (77%) questa convinzione è meno radicata; lì, solo il 34% la ritiene molto rilevante (a fronte, per esempio, del 68% di Catania e Reggio Calabria), mentre il 20% pensa che sia poco rilevante (seguono Bari, Roma e Reggio Calabria con il 12%, mentre a Messina solo il 4% la pensa così).
Complessivamente gli italiani si dichiarano eco-discontinui rispetto alle abitudini di consumo delle risorse
Il risultato è abbastanza variegato: complessivamente gli italiani si dichiarano eco-discontinui, in particolare i bolognesi (70%), seguiti a ruota da milanesi e napoletani (69%). Circa un terzo pensa di essere eco-friendly, con punte negative a Milano (17%) e positive a Catania (46%). Una percentuale abbastanza bassa ammette di essere eco-sprecona: i più indisciplinati (o i più onesti…) sono gli abitanti di Messina (15%).
Questa statistica è abbastanza aleatoria, poiché si basa su due parametri di dubbia veridicità, cioè l’effettiva conoscenza da parte degli intervistati dei comportamenti positivi o nocivi per inquinamento e consumi e la loro sincerità nel rispondere al questionario. Ciononostante è una buona base di partenza per cominciare a lavorare sulla consapevolezza e sul mutamento leggero e graduale del nostro stile di vita.
In termini di consumi (che come sappiamo sono direttamente proporzionali all’inquinamento, essendo il nostro sistema energetico basato quasi interamente su fonti fossili), ritengo utile integrare l’ottimo spunto offerto dal Rapporto Cittalia con un altro sondaggio proposto da Accenture sui problemi energetici. In particolare, è inquietante il dato che rileva come ben il 46% degli italiani sia convinto che la riduzione dei consumi complessivi non rappresenti una soluzione efficace per diminuire la dipendenza dalle fonti fossili.
Solo il 29% degli italiani ritiene che per risolvere la sfida energetica sia decisiva l’azione diretta dei cittadini
Gli intervistati chiedono provvedimenti volti prioritariamente al conseguimento di tre obiettivi: l’incentivazione e l’utilizzo di fonti energetiche pulite, il controllo dei prezzi dell’energia e lo sviluppo di tecnologie a basso impatto.
In realtà, nessuna delle tre può avere un ruolo decisivo nel superamento del problema energetico, poiché l’abbassamento dei prezzi non incide sui consumi (anzi, semmai incide in maniera negativa) e sull’inquinamento, le tecnologie a 'basso impatto' presentano comunque delle criticità irrisolte (pensiamo per esempio al nucleare) e le fonti pulite e rinnovabili oggi hanno una diffusione e delle prestazioni troppo arretrate per poter prendere il posto delle fonti fossili. Rispetto a queste tre soluzioni, ben altra efficacia avrebbe la riduzione dei consumi, un provvedimento attuabile sin da subito e con ricadute decisive verso la risoluzione del problema.
Abbiamo così introdotto l’argomento della prossima puntata: cosa possiamo fare noi, qui e ora, per risolvere il problema delle emissioni di anidride carbonica e più in generale dell’inquinamento e dell’esaurimento delle risorse correlati al consumo eccessivo e a uno stile di vita irriguardoso nei confronti dei 'limiti' del pianeta.
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