Nucleare, individuate 52 aree per i depositi di scorie

La sogin ha terminato la sua analisi

Il governo teme la rivolta delle popolazioni. Le imprese hanno fretta ma il programma atomico si ferma

In Italia si punta nuovamente sulla produzione di energia derivata dalle centrali nucleari, ma come è noto uno dei problemi maggiori è dove stoccare le scorie. Secondo la Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, sul territorio italiano esisterebbero circa 52 aree, di 300 ettari, adatte. In particolare si pensa alle colline emiliane, alla zona del viterbese, alla Maremma oltre al confine tra Puglia e Basilicata. Ma la Sogin, che ha terminato, dopo un anno, proprio ieri la sua analisi dei siti, non ha tenuto conto del decreto del governo che subordinava ogni decisione e probabilmente una fuga di notizie all'istituzione di un Autority apposita (Agenzia per la sicurezza nucleare) che doveva essere creata prima dell'estate. Il governo teme una rivolta delle popolazioni e ha aperto un conflitto con la Sogin che resta attualmente commissariata. Intanto le imprese scalpitano ma il programma nucleare ritarderà ancora.
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In Italia si punta nuovamente sulla produzione di energia derivata dalle centrali nucleari, ma come è noto uno dei problemi maggiori è dove stoccare le scorie. Secondo la Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, sul territorio italiano esisterebbero circa 52 aree, di 300 ettari, adatte. In particolare si pensa alle colline emiliane, alla zona del viterbese, alla Maremma oltre al confine tra Puglia e Basilicata. Il progetto prevede anche l'istituzione di un parco tecnologico e la messa in campo di un migliaio di ricercatori.

Ma la Sogin, che ha terminato, dopo un anno, proprio ieri la sua analisi dei siti, non ha tenuto conto del decreto del governo che subordinava ogni decisione e probabilmente fuga di notizie all'istituzione di un Autority apposita (Agenzia per la sicurezza nucleare) che doveva essere creata prima dell'estate ma della quale non vi è ancora traccia. C'è poi la questione al deposito nazionale per le scorie il quale non dovrebbe essere imposto alle Regioni ma verrà scelto con un accordo e correlato da notevoli incentivi economici.

Le cautele del governo, nonostante la propaganda sul nucleare, vengono vanificate da ciò che è trapelato dall'interno della Sogin. Perchè ciò sia successo non è chiaro, forse pesa anche il fatto che manca il ministro competente allo Sviluppo economico ormai da 5 mesi e che la società per la gestione degli impianti nucleari è commissariata e non ha un Consiglio di amministrazione. Dietro le quinte di quella che ormai si configura come una commedia tragica, potrebbero celarsi gli interessi economici messi in moto dalla prospettiva di un ritorno all'energia atomica. Sono molte le società di costruzione e di servizi, che aspirano alle commesse.

Il paradosso è che il conflitto apertosi tra Sogin e governo invece di accelerare le procedure potrebbe ritardare ancor di più l'avvio di qualsiasi cantiere. L'inizio dei lavori previsto per il 2013 slitterebbe già al 2014. E la denuncia arriva da fonti ufficiali. Corrado Clini, direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente, non ha esitato a dichiarare nel corso di un seminario organizzato dallo stesso seminario presso l'ambasciata francese, che si deve: «riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure»

Un compito difficile perchè il governo teme fortemente l'opposizione delle popolazioni interessate ora che la Sogin ha fatto conoscere le aree che potrebbero ospitare i depositi di scorie. Il ricordo di ciò che successe a Scanzano Jonico quando, nel 2003, la popolazione della zona ingaggiò un durissimo confronto con le istituzioni per impedire lo stoccaggio delle scorie, è ben vivo. E se venissero confermate e indiscrezioni che parlano ancora di Scanzano come possibile area per il deposito, l'idea di un ritorno al nucleare potrebbe allontanarsi ancora di più.

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