Compagni di scuola

Diego Carmignani
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PROTESTE. Manifestazione a Montecitorio, sit-in a Viale Trastevere, mobilitazioni in tutte le città siciliane, blitz dei precari a Pisa. Giornata calda contro i tagli che stanno portando al collasso il sistema istruzione.
I banchi di Montecitorio saranno pure vuoti, ma la scuola italiana in agitazione ha voluto comunque gridare “Presente!”. E dare una lezione di legittima e civile indignazione ai politici e all’opinione pubblica. La scintilla della manifestazione scattata ieri davanti al Parlamento è stata, come già riferito su queste pagine, lo sciopero della fame di tre lavoratori della scuola siciliani, presenti con una loro delegazione anche a Roma.

In piazza, stretti intorno al caso Palermo, associazioni e movimenti di settore, teste d’ariete avanguardistiche di una protesta destinata a ingigantirsi nei prossimi giorni e forse mesi, per dire un sonoro “no” ai tagli d’organico (lo ricordiamo: 25.600 i posti cancellati per i docenti e 15.000 per il personale Ata, che si aggiungono ai rispettivi 42.100 e 15.000 dello scorso anno): una scure pesante che significa meno lavoro, meno istruzione e meno democrazia.

“Tagli alla scuola: una truffa per tutti” recitava uno degli striscioni più eloquenti esibiti dai manifestanti facenti parte del Coordinamento precari delle scuole romane (Cps), fermi su una posizione condivisa anche dalle sigle sindacali (tra le quali si segnala l’assenza di Cisl e Uil): non si accettano elemosina e soluzioni tampone, come il turn over proposto dal sottosegretario Pizza in questi giorni per la Sicilia o il cosiddetto decreto “Salva precari” (che darebbe da mangiare a circa 20mila docenti non confermati).

«Non servono cure temporanee o localistiche: vogliamo l’assunzione a tempo indeterminato ed il ritiro dei tagli». Nessuna mezza misura accettabile insomma, ma c’è anche una proposta tangibile avanzata dai precari: quella di chiedere alle Regioni di investire i fondi comunitari per contribuire alla formazione, garantendo risorse per assumere i docenti. Una via per nulla facile, vista anche la recente batosta Finanziaria toccata alle amministrazioni locali.

Ma la calda giornata di ieri non ha avuto come unico palcoscenico Piazza Montecitorio. In serata è iniziato il presidio permanente davanti al ministero dell’Istruzione di viale Trastevere, che durerà sinché la Gelmini non darà almeno un segnale di ascolto. Nel pomeriggio si è riunito anche l’Osservatorio permanente dei precari della scuola, per fare il punto sulla situazione e impostare le ulteriori forme di protesta.

Tra le intenzioni, c’è quella di organizzare un’attività di controllo delle prossime convocazioni, allo scopo di garantire regolarità e trasparenza alle procedure: sotto la lente di ingrandimento la portata degli incarichi assegnati, che non debbono in ogni caso superare le 18 ore previste dal contratto nazionale. A mali estremi, il Cps nazionale si è detto pronto a rioccupare la sede dell’Ufficio scolastico regionale e provinciale di Via Pinciani. Altre manifestazioni si sono svolte poi in Sicilia: oltre al sit-in di Via Praga a Palermo, in corso da dieci giorni, e alla simbolica processione di bare dell’altro ieri, si sono mobilitate anche Catania, Messina e Trapani.

Un blitz vero e proprio è andato in scena invece a Pisa, con la Rete dei precari della scuola che ha fatto capolino al liceo scientifico Dini, dove erano in corso le nomine per le supplenze annuali: operazioni annullate per srotolare uno striscione con su scritto “Scuola pubblica, bene comune”. Di «collasso» vero e proprio parla la Cgil in riferimento all’istruzione della città di Parma: a fronte di un aumento di 750 alunni, mancheranno 137 docenti, oltre a 70 unità di personale ausiliario, tecnico e amministrativo.

Cancellate inoltre la sezione distaccata in carcere e la classe quinta delle serali di un istituto alberghiero, i cui studenti ora non potranno diplomarsi. Sul fronte delle rivolte “private” si registrano novità sul fronte dello sciopero della fame, misura estrema che si sta diffondendo rapidamente da Palermo al resto dello Stivale. Alla schiera dei docenti a digiuno si è aggiunta una maestra di scuola primaria siciliana costretta a partire per la Lombardia, dopo 14 anni di insegnamento sull’isola, con la speranza remota di un posto a Brescia.

Un malore ha colto invece ieri il docente di Pisa che non mangia da sei giorni. Ma la sua protesta, annuncia, non si fermerà, così come quella della scuola pubblica: perché a i professori e ai lavoratori sono pronti ad aggiungersi gli studenti e il mondo dell’università.  

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