Pisa-Livorno, stagione balneare a rischio: i cittadini contro il rigassificatore off-shore


Livornesi e pisani, per una volta sono d’accordo su una cosa: il rigassificatore off-shore a 25 km dalle coste pisano-livornesi non deve essere costruito, sopratutto durante la stagione balneare. Scrivono i comitati cittadini Offshore, No Grazie! che hanno presentato, qualche giorno fa, un esposto alla Procura della Repubblica per fermare i lavori condotti al largo di Livorno dalla Far Samson:

Non si tratta di una questione formale ma sostanziale: posare ed ancorare al fondo marino le enormi catene necessarie a fermare le ancore che serviranno a tenere ferma una nave lunga oltre 300 metri, con una capacità media di rigassificazione di 11 milioni di metri cubi al giorno e una capacità di stoccaggio di 137.500 metri cubi di gas naturale liquido (GNL), sta comportando il rimescolamento dei fondali dove negli anni 1999-2000 sono state depositate centinaia di tonnellate
di fanghi di escavo del porto di Livorno, fanghi che contengono sostanze inquinanti, cancerogene e mutagene (composti organostannici tra cui TBT) . Questi sedimenti saranno risospesi e spinti dalle maree sul lungomare pisano-livornese mettendo a rischio la salute dei bagnanti (si legga questa pagina della Comunità Europea:
http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753820_1178620762916.htm)

Il progetto del rigassificatore off-shore di livorno è gestito da OLT Offshore LNG Toscana S.p.A che come si legge nel conunicato stampa è composta da:

Gruppo E.ON 46,79%, Gruppo Iride 46,79% (suddiviso fra IRIDE Mercato 41,71% e ASA Livorno 5,08%), Golar LNG2,69% e OLT Energy Toscana S.p.A. 3,73%.

livornesi e pisani sono preoccupati per tre motivi: il rimescolamento dei fanghi dovuto alle attività di costruzione porterà in superficie il TBT, la distruzione della zona naturalmente scelta dalle balenottere per la riproduzione nota come Santuario delle balene (oggetto di diverse azioni di Greenpeace) e la perdita sul fondale delle enormi praterie di posidonia.

Scrivono i comitati nell’esposto:

Rimuovere quei fanghi creandone la risospensione e nuova diffusione causata dalle maree, vuol dire rimettere in circolo quelle sostanze altamente tossiche, mutagene, degenerative, cancerogene per cui ne fu ordinata la sospensione. Si tratta di una operazione estremamente pericolosa per i bagnanti di tutto il lungomare da Livorno a Marina di Pisa che ormai fra poche settimane frequenteranno il nostro mare.

Secondo OLT, invece, il rigassificatore avrà un minimo impatto ambientale. Fanno sapere attraverso il loro sito che rispetto ai fanghi, come da VIA, si trovano a operare in una zona di scarso pregio ittico e ambientale; che il Santuario dei cetacei è ben lontano dalla zona di costruzione del rigassificatore; le poseidonie saranno ripiantumate.

Ma per Greenpeace le cose stanno diversamente. Spiegano gli attivisti in un comunicato stampa:

Di fatto, il TAR ha riconosciuto (e accettato!) che la valutazione d’impatto ambientale (VIA) è stata basata solo e soltanto sulla documentazione della OLT senza alcuna valutazione indipendente dei rischi ambientali (né dell’ex ICRAM, ora ISPRA, né del Comitato di Pilotaggio del Santuario). E’ falso che la VIA ha accuratamente valutato l’impatto dell’impianto sulle popolazioni dei cetacei, non considerando gli sversamenti di derivati del cloro (con palese violazione del Protocollo Dumping della Convenzione di Barcellona) o la rumorosità dell’impianto. E’ falso che non vi siano popolazioni di cetacei nell’area: non solo ci sono osservazioni di cetacei a poche centinaia di metri dalle coordinate in cui sarà collocato il rigassificatore ma l’idea stessa di una popolazione di stenelle che risiederebbe a 7 miglia di distanza del rigassificatore, senza avvicinarsi mai al sito in questione, è decisamente surreale e scientificamente improponibile. Questi animali sono soliti spostarsi per grandi distanze. Che ora si rifiutino di circolare solo nei paraggi del futuro sito del rigassificatore non è credibile e chi ha avallato una simile fesseria (accettata passivamente dal TAR) dimostra un’incredibile assenza di conoscenze della biologia di questi organismi. Ancora, è falso che il Comitato di pilotaggio del Santuario ha espresso un parere formale sul progetto, tanto più che non aveva alcuna autorità per farlo. Greenpeace ha smascherato una vera e propria truffa messa in atto da Dirigenti del Ministero dell’Ambiente che hanno fatto circolare carte fasulle che ufficializzavano un parere del Comitato che non è mai esistito: il Comitato ha solo “preso atto” del documento di valutazione presentato dalla OLT e quasi non ha avuto nemmeno il tempo di discuterlo (il punto è stato trattato in agenda tra le “eventuali e varie”), figuriamoci di valutarlo! E, per finire, è falso che, come sostiene il Consiglio di Stato, il ricorso di Greenpeace non può essere accettato perché presentato in ritardo rispetto alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 16 marzo 2006 visto che, come già constatato dal TAR, tale pubblicazione non c’è mai stata!

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