Gino Strada: guerra preventiva contro il nostro ospedale


«Questo è un attacco all’ospedale, sono allibito. Un atto di guerra preventiva, magari in previsione di una nuova offensiva militare nel territorio, nel quale siamo rimasti gli unici, scomodi, testimoni». Così Gino Strada reagisce alla notizia dello strano arresto dei tre volontari di Emergency «sequestrati» il 10 aprile dai servizi segreti Afghani e dalle forze Nato mentre lavoravano all’ospedale di Lashkargah. Testimoni scomodi: «Non ci sono altri ospedali in Helmand e non ci sono giornalisti», rileva “PeaceReporter”: in quel paese senza legge, dominato dal narco-traffico, i medici volontari di Emergency sono un pericolo per i signori della droga e per quelli della guerra.




Emergency ha appreso soltanto da un lancio di agenzia la notizia delle accuse mosse ai tre volontari e ne ha avuto poi conferma dall’’ambasciata Emergency 4italiana di Kabul. «Nessuna comunicazione ufficiale da parte del governo afghano, nessun riscontro dalle forze armate del contingente internazionale della Nato», sottolinea “PeaceReporter”, il cui direttore, Maso Notarianni, è il responsabile per la comunicazione di Emergency.

L’accusa è enorme, «al punto da trasformarsi in farsa», commenta Cecilia Strada. I tre volontari «sequestrati» sono Matteo Dell’Aira, 41 anni, dal 2000 in giro per il mondo con Emergency e responsabile medico dell’ospedale di Lashkargah, Marco Garatti, 49 anni, coordinatore del progetto in Afghanistan, dal 1999 con Emergency, e Matteo Pagani, 28 anni, responsabile logistico dell’ospedale. Secondo gli organi di stampa, i servizi segreti del regime corrotto di Hamid Karzai li accusano di essere coinvolti nel progetto di attentare alla vita del governatore della provincia di Lashkargah 2Helmand nel corso di una sua futura visita all’ospedale, un centro chirurgico che funziona dal 2004 e che ha curato oltre 66.000 persone.

All’interno della struttura, secondo l’intelligence di Kabul, sarebbero stati trovati armi ed esplosivi. «La perquisizione è avvenuta in assenza di nostri rappresentati», chiarisce Strada, «ma non si può escludere che qualcuno abbia portato all’interno dell’ospedale quel materiale. Quello che è grave è che tre persone che da anni, nello spirito di Emergency, lavorano a salvare migliaia di vite, siano coinvolte in tutto questo». Le forze Nato della missione Isaf hanno negato di aver preso parte all’azione, ma un video diffuso dall’Assocoated Press le smentisce, mostrando chiaramente come militari britannici, che hanno il comando operativo della regione, abbiano circondato l’edificio e preso parte alla perquisizione dei locali, costringendo il personale a identificarsi.

La situazione è complessa e, come racconta Gino Strada, «l’ospedale non ha in questo momento la possibilità di svolgere la sua funzione, in quanto occupato da militari». Emergency si augura una soluzione rapida della crisi, Lashkargahma «per il futuro del progetto non ci sono certezze». La priorità in questo momento è la sicurezza dei tre volontari arrestati e degli altri membri del personale ospedaliero, cinque italiani e un indiano, in attesa che venga formalizzata un’accusa, permettendo così agli arrestati di difendersi.

«La situazione ricorda quella del 2007», conclude Strada, «quando il rapimento del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo segnò l’inizio di un escalation nei confronti del nostro lavoro in Helmand. Un lavoro fatto solo di cure mediche, per chiunque, perché una vita umana è una vita umana. Chiunque nei nostri ospedali in Afghanistan e nel mondo riceve cure mediche, se ne ha bisogno. Il resto non conta. Proprio per questo principio sempre rispettato – aggiunge Strada – Emergency rappresenta un volto amato dell’Italia nel Paese. Mi aspetto che i cittadini italiani facciano sentire la loro voce e che il governo italiano, come sta già facendo, continui ad adoperarsi per la soluzione del caso» (info: www.peacereporter.net).
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