Anti-corruzione, insabbiata ad arte la norma Ue


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C'è una formula magica per combattere la corruzione. Si chiama traffico di influenza, o per gli anglofoni trading in influence. Non a caso in Italia non ne parla nessuno, né a destra, né a sinistra. Basterebbe un comma per farla finita con le “cricche” e i “sistemi gelatinosi”, descritti dalla Procura di Firenze nell’inchiesta su Guido Bertolaso, Angelo Balducci e compagni. Invece il centrodestra preferisce vagheggiare improbabili leggi sulla corruzione. L’ultima uscita è quella di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera ha proposto di impedire per cinque anni la candidatura a tutti i condannati per reati contro la Pubblica amministrazione. La cura, non a caso, non corrisponde al male.

Le norme di cui si discute non sarebbero utili per combattere le nuove forme di corruzione che emergono dalle indagini del Ros di Firenze. Le tecniche non sono più quelle rudimentali di Tangentopoli. L’evoluzione darwiniana della specie ha prodotto dei mostri. Gli imprenditori amanti dell’appalto facile hanno trovato forme più sofisticate per blandire i pubblici ufficiali. La busta da 5.000 euro nella tasca dell’assessore milanese è un omaggio vintage ai tempi andati. In tutte le grandi vicende degli ultimi anni, dalle indagini di Woodcock a quelle di De Magistris, la mazzetta classica non c’è quasi mai. I soldi corrono, certo, ma non seguono traiettorie dirette, preferiscono triangolare su un intermediario, pubblico o privato, che incassa i soldi al posto di chi firma il provvedimento o l’appalto.
In tal modo chi riceve non emette nessun atto. E chi fa l’atto contrario ai doveri di ufficio non prende nulla. Non direttamente almeno. Nessuno dei due può essere punito.

Spesso l’intermediario è un professionista, magari amico o parente del pubblico ufficiale, che lo segnala alla società. La corruzione così si trasforma in parcella fatturata. Non sempre poi il professionista ritorna una parte del maltolto al mandante pubblico. Spesso troverà un altro modo per gratificarlo: assumendo il figlio o facendo felice la moglie con i nuovi mobili per la villa. Altre volte ancora il piacere sarà restituito da un terzo che poi avrà qualcosa in cambio. La corruzione da retta tra due punti (corrotto-corruttore) si è fatta così triangolo (corrotto-intermediario-corruttore) e più spesso rete. È questo il “sistema gelatinoso” della Procura di Firenze. Il problema è che il nostro Codice penale è fermo al 1930 e punisce solo "il pubblico ufficiale, che, per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa".

Per questa ragione, l’Unione europea ha varato una direttiva che recepisce le due convenzioni internazionali in materia, quella di Strasburgo del 1999 e quella di Merida del 2003. La normativa internazionale punisce finalmente “il traffico di influenze illecite”. Dal 2007 l’Italia dei Valori cerca inutilmente di far approvare un disegno di legge che ora è arenato in commissione. Il nuovo codice pena-le punirebbe con pene fino a sei anni “chiunque, vantando credito presso un pubblico ufficiale...ovvero adducendo di doverne comprare il favore o soddisfare le richieste, fa dare o promettere a sé o ad altri denaro o altra utilità quale prezzo per la propria mediazione o quale remunerazione per il pubblico ufficiale".

"La direttiva", spiega l’avvocato Paola Parise, esperta in reati contro la pubblica amministrazione, "è stata già recepita in Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, Norvegia e persino dal Portogallo e dalla Grecia". Ma non dall’Italia. "La normativa europea", continua l’avvocato Parise, "permetterebbe di adeguare lo schema di incriminazione al nuovo assetto dei rapporti tra pubblico e privato nella gestione di beni e servizi pubblici. Inoltre riconoscerebbe un disvalore meritevole di sanzione penale anche al ruolo dell’intermediario privato, per fare un esempio, un professionista che chiede denaro quale prezzo del suo intervento sul pubblico ufficiale".

L’inchiesta di Firenze rischia di essere penalizzata dalla mancanza di questa norma. Molte storie contenute nelle intercettazioni che hanno fatto indignare l’Italia potrebbero anche non portare a una condanna. Chi riceve dalla "cricca" le prestazioni di ogni tipo, dalle prostitute alle case, non sempre è il pubblico ufficiale che firma l’appalto. E su questo gli avvocati daranno filo da torcere ai pm. Basterebbe recepire la direttiva per spuntare le grinfie alla "cricca". Il Pdl potrebbe approvare l’arma letale contro la forma di corruzione più diffusa e pericolosa eppure non la approva.

Nel 2006 era stata addirittura la Cassazione a suggerire implicitamente al legislatore di recepire la direttiva. In quella sentenza la Corte assolveva un giudice solo perché "il caso in esame è inquadrarle nel ‘traffico di influenza’, di cui parlano la Convenzione penale europea del 1999 sulla corruzione non ancora ratificata nel nostro ordinamento". Sarà un caso ma il giudice assolto per “mancanza di norma” in quel caso (Imi-Sir) era Renato Squillante, l’amico di Silvio Berlusconi e Cesare Previti.

Da il Fatto Quotidiano del 23 febbraio

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