Il moVimento delle agende rosse


E' successo quello che avrei voluto che non succedesse.
Il movimento delle "Agende Rosse" è un movimento spontaneo a cui volutamente non ho voluto dare alcuna organizzazione ed alcuna veste ufficiale, è un movimento di giovani e meno giovani che hanno adottato questo simbolo per manifestare la loro rabbia e la loro voglia di Verità e di Giustizia.
Fino a quando quello che ora chiamano "il popolo delle Agende Rosse" era costituito prima da poche decine, poi da poche centinaia di giovani e meno giovani che venivano ai miei incontri e si indignavano con me a sentire la storia di questa agenda sottratta dalla macchina di Paolo Borsellino subito dopo la strage e mai più ritrovata, nessuno si interessava di quei pochi esaltati che levavano in alto dei cartoncini rossi autocostruiti a rappresentare l'agenda, la loro rabbia e la loro voglia lottare per cambiare questo nostro disgraziato paese, perché finalmente venga fatta Giustizia.
Perché non ci può essere Giustizia, non si può credere nella Giustizia fino a quando non bastano, per arrivare alla fase dibattimentale di un processo, delle prove fotografiche e le riprese di una telecamera che mostrano chi dopo avere prelevato la borsa di Paolo che sicuramente quell'agenda conteneva, si allontana dalla macchina di Paolo ancora in fiamme.
Non bastano perché tutti i processi che potrebbero portare ai veri mandanti di quella strage devono essere fermati a costo di sbattere in faccia all'opinione pubblica sempre più distratta una sentenza di assoluzione assurda e un verdetto della Corte di Cassazione ancora più assurdo.
L'opinione pubblica è ormai distratta, assuefatta, rassegnata ma quei pochi esaltati con i loro cartoncini rossi levati in alto a poco a poco aumentano, diventano sempre di più, sono sempre più arrabbiati e il 19 luglio di quest'anno succede qualcosa di inaspettato.
Basta la loro presenza in Via D'Amelio per fare si che, per la prima volta in 17 anni, gli avvoltoi che usavano venire ogni anno, in quel giorno, in Via D'Amelio ad assicurarsi che Paolo fosse veramente morto, si tengano lontani e vadano altrove a celebrare i loro riti di morte per un Giudice che non è morto ma è più vivo che mai nel cuore di quelle persone che alzano in segno di sfida, di rabbia e di amore le loro Agende Rosse.
Sono quelle stesse persone che, il giorno prima, alle 15, sotto il sole a picco di Palermo quelle agende le hanno portate, su per le strade di pietra che da Via D'Amelio salgono al Castello Utveggio, un altro simbolo di Giustizia mancata e di Verità negata, e i massi lungo la strada sono stati riempiti di grandi scritte rosse che dicono "PAOLO VIVE" e le grida "FUORI LA MAFIA DALLO STATO", di "RESISTENZA" hanno rotto il silenzio di quel pomeriggio assolato lungo sentieri dove di solito si ascolta soltanto il frinire delle cicale.
E il giorno dopo quelle stesse Agende Rosse erano davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo per promettere ad Antonio Ingroia, a Nino Di Matteo, a Roberto Scarpinato, a Francesco Messineo, a Sergio Lari che sarebbero stati loro la loro scorta, che non avrebbero permesso che anche loro venissero eliminati, senza sangue ma con gli stessi vili metodi adoperati con Luigi de Magistris, con Clementina Forleo, con Gabriella Nuzzi, con l'intera procura di Salerno.
Poi passano i mesi e quelle braccia levate in alto a sostenere delle Agende Rosse diventano sempre di più, diventano migliaia e il 26 settembre riempiono le strade e le piazze di Roma al grido sempre più forte, ripetuto, ossessivo di "FUORI LA MAFIA DALLO STATO".
La stampa. i mezzi di comunicazione li ignorano, solo pochi giornali e qualche televisione secondaria riportano quelle scene di vera RESISTENZA, ma intanto i legami tra quelle persone che erano già nati sulla rete, che si erano consolidati con la presenza fisica a Palermo, che si erano rafforzati a Roma diventano sempre più forti, le Agende Rosse diventano sempre di più e in tanti capiscono che non debbono continuare a delegare le iniziative sempre alle stesse persone, che non debbono più consumare la loro rabbia e la loro ribellione a un potere sempre più oscuro restando dietro una tastiera e uno schermo, ma è necessario mettersi in gioco in prima persona e persone che non lo avevano mai fatto fanno nascere iniziative nuove, nuovi incontri e cominciano a postarsi da una città all'altra per essere sempre presenti a queste vere assemblee di partigiani di una NUOVA RESISTENZA e RESISTENZA è l'urlo con cui si salutano levando sempre più in alto e con un gesto sempre più forte di orgoglio e di sfida la propria agenda.
Però intanto comincia a succedere quello che avrei voluto che non succedesse.
Da un lato alcuni raggruppamenti di quella che chiamiamo la Società Civile, cominciano a prendere le distanze da noi. In un sistema in cui le associazioni antimafia tendono a istituzionalizzarsi, a ricercare appoggi e fondi da organismi pubblici e che per questo sono spesso costretti a compromessi, le Agende Rosse vengono viste come una anomalia, come un un pericolo. Un movimento che vuole restare un movimento di opinione, una associazione virtuale tra persone mosse dagli stessi sentimenti e dagli stessi ideali diventa quasi un corpo estraneo, qualcosa di cui avere quasi paura perché diverso, e dai diversi ci hanno insegnato ad avere paura.
E per contro veniamo accusati di lasciarci strumentalizzare da qualche partito politico quando invece ad alta voce, proprio al congresso di quel partito abbiamo detto di volere mantenere la nostra identità e la nostra indipendenza, di essere noi a volere strumentalizzare quel partito,a volere spingerlo a diventare il partito della gente onesta, quel partito che purtroppo in Italia ancora non esiste e in cui tanti avrebbero voglia di ritrovarsi se esistesse o se qualcuno di quelli esistenti avesse il coraggio di diventarlo.
Dall'altro lato, da più parti, in tanti, in troppi hanno cominciato a volersene appropriare, a volere parlare in conto e per nome di questo e del Popolo delle Agende Rosse.
Io non permetterò che questo succeda, l'Agenda Rossa ci è stata già sottratta una volta e a farlo sono stati quelli che hanno organizzato la strage facendola diventare l'arma di ricatto sulla quale si reggono gli equilibri di questa seconda repubblica fondata sul sangue, adesso non permetteremo che questa Agenda Rossa che è diventata simbolo della nostra lotta venga utilizzata da qualcuno per i propri particolarismi o per acquistare visibilità, non permetterò a nessuno di parlare in nome di questo movimento magari sostenendo, per accrescere la propria credibilità, di averne ricevuto la delega o il benestare da parte mia.
Chiunque potrà dire di appartenere a questo popolo se realmente coltiva dentro al suo animo gli ideali di Verità e di Giustizia attorno ai quali questo movimento di è formato, è cresciuto e si è consolidato, ma nessuno dovrà e potrà dire di parlare a nome degli altri.
Qualcuno mi potrà obiettare che un movimento per potere esistere deve darsi un assetto, una regolamentazione, io penso che non sia così, che la sua forza sia soprattutto la spontaneità, i sentire comune di quelli che in esso si riconoscono e ne fanno parte.
Il Popolo delle Agende Rosse non è una associazione reale e quindi non ha organismi direttivi e non ha portavoce, tutti possono dire di appartenervi se hanno nel cuore gli stessi ideali e se per questi ideali combattono le stesse battaglie che fino ad ora abbiamo combattuto.
Non esistono e non si rilasciano tessere, non si richiedono contributi di iscrizione, non esistono elenchi di iscritti ma solo liste di indirizzi email e di contatti su FB per potere comunicare e fare le "chiamate alle armi" quando sia necessario manifestare e riunirsi per condurre una battaglia in nome dei nostri ideali.
Non esistono siti ufficiali ma solo una rete di siti e di blog collegati tra di loro con i quali ci si scambia post e articoli.
Può esistere, può crescere, può consolidarsi un movimento come questo?
Sembra una utopia ma fino ad un anno fa era una utopia che potesse esistere, crescere e consolidarsi il "Popolo delle Agende rosse" e invece oggi c'è e a tanti comincia a fare paura perchè noi ci siamo e combatteremo fino all'ultimo perché il sogno di Paolo e dei suoi ragazzi si realizzi.

tratto da www.19luglio1992.com (il sito di Salvatore Borsellino)

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